Diario di bordo
Sondrio/Carcere. “Quel diavolo di un Racchetti...” 
Lettera aperta di un avvocato al sindaco
02 Aprile 2016
 

Carissimi,

con una buona dose di narcisismo (eh sì anch’io, nel mio piccolo…) desidero condividere questa lettera che un avvocato con cui ho avuto modo di collaborare ha inviato al Sindaco.

Sono queste cose che fanno pensare che, comunque andrà a finire, ne è valsa la pena!

Un abbraccio

Francesco

 

 

Al sig. Sindaco di Sondrio

 

Caro Sindaco,

Le scrivo a titolo personale, di getto, dopo avere letto sulla stampa locale delle dimissioni di Francesco Racchetti da garante dei detenuti.

Io sono un avvocato (sottolineo: non faccio l'avvocato. Sono un avvocato) e non ho alcun interesse a prendere parte alle polemiche pro e contro Amministrazione. Neppure sono un cittadino di Sondrio.

Negli ultimi anni, in cui ho difeso tanti Cristi, ho avuto a che fare più volte con quel diavolo di un Racchetti.

Nell'Italia dei mazzettari, degli inetti, degli scaldapoltrone (sia chiaro: parlo in generale e non c'è il benché minimo riferimento alla Sua Amministrazione, che so essere composta da gente per bene, Lei per primo), ogni tanto ti imbatti anche in un Racchetti.

Un personaggio che sembra dare corpo e voce a quell'articolo della Costituzione secondo cui la legge è uguale per tutti. So che sembra una barzelletta, ma da qualche parte c'è scritto proprio così!

Lei è un medico, bravo oltretutto, e sa benissimo che anche la salute è, in teoria, un diritto per tutti. Se hai qualche danaro in saccoccia è però più facile curarti. Allo stesso modo è più facile difenderti, far valere i tuoi diritti. Al contrario molti poveri diavoli, ladruncoli, balordelli, marciscono anni di galera perché non hanno la possibilità di presentare ricorso, non hanno un domicilio, un lavoretto, sono in balia di avvocati d'ufficio che se ne fregano. Poi quando escono tornano a fare l'unica cosa che sapevan fare: delinquono.

Ogni tanto ti salta fuori un Racchetti, uno di quei “rompiballe” che chiamano ogni 2 x 3 gli studi degli avvocati (quelli che sono avvocati. Non quelli che “fanno” gli avvocati), che si sbattono, che vanno in galera, che razzolano il sottobosco del volontariato, dei preti, di quei pochi che s'interessano di quella pulviscololo sociale che mettiamo sotto il tappeto. Lo vedi che ci pensa, che gliene frega (ma cosa gliene fregherà!?), che ci mette l'anima. Quel sacramento di un Racchetti. Con quella barba che sembra un Profeta della Bibbia...

Ecco, non conosco bene le ragioni delle dimissioni di Racchetti. Non gli ho neppure telefonato. Dal giornale pare che c'entri il poco feeling con il Direttore delle patrie galere di Sondrio. Non mi stupirei, conoscendo la malattia di burocrazia del mondo carcerario (anche se molte guardie di via Caimi sono persone eccezionali).

Io le posso solo garantire che, per tutti quei poveri diavoli, per quel pulviscolo sociale, quella di Racchetti sarebbe una perdita enorme.

Ecco, Le ho comunicato il mio pensiero, nell'auspicio che sia per Lei un elemento di riflessione in più e che la vicenda possa concludersi positivamente, con il rientro delle dimissioni di Racchetti.

La ringrazio del tempo che mi ha dedicato e Le porgo i migliori saluti e auguri di proficuo lavoro.

 

Giulio Speziale


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