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CAI. Il lupo ricolonizza le Alpi, ma non arriva in elicottero
15 Marzo 2016
 

Sabato 12 marzo a Bergamo 150 soci del Club alpino italiano hanno partecipato al primo incontro nazionale del Gruppo Grandi Carnivori “Incontro con il lupo. Opportunità per il futuro o minaccia dal passato?”

 

 

Tra le leggende metropolitane che circolano sulla fauna selvatica, quella che vede le vipere lanciate dall’elicottero per effettuare ripopolamenti è senz’altro una delle più diffuse. Sulla stessa linea c’è ora pure chi immagina che i lupi stiano ritornando sulle nostre montagne grazie a lanci dall’elicottero effettuati da enti parco o chissà quali altre associazioni. E questa divertente storiella non ha attecchito solo dalle nostre parti, ma si può ascoltare anche tra le montagne della Turchia. A raccontarlo sono stati Davide Righetti e Filippo Zibordi, gli zoologi che sabato 12 marzo 2016, in una gremitissima sala del Palamonti di Bergamo, hanno illustrato ai quasi 150 presenti alla giornata di studio intitolata “Incontro con il lupo. Opportunità per il futuro o minaccia dal passato?”, che cos’è, come vive e cosa fa per vivere il lupo e quali problemi la nostra specie deve affrontare per potere convivere con esso.

L’incontro, il primo realizzato in Lombardia a seguito dell’adesione del CAI al progetto Life Wolfalps, e il primo di livello nazionale per soci ed aderenti al Gruppo Grandi Carnivori, ha fatto il punto sulla situazione del lupo sulle Alpi in generali e in Lombardia in particolare.

Elisabetta Rossi ed Elena Tironi, della Direzione Ambiente della Regione Lombardia, hanno raccontato come ci si stia preparando al ritorno del carnivoro, già presente con branchi significativi in Piemonte (pure nella fortemente infrastrutturata Val di Susa) e in Veneto. I presenti hanno capito i problemi posti da questa specie agli allevatori, abituatisi ormai da oltre un secolo, dopo la scomparsa di tutti i predatori, a lasciare libere le mandrie al pascolo. Esistono delle soluzioni, cani pastore e recinzioni prima di tutto, ma tutte comportano ovviamente dei costi che è ben difficile sopportare. E i costi indotti dalla convivenza con il lupo non sono solo economici, ma possono essere anche sociali e psicologici.

Che ricadute potrà avere questo ritorno sui frequentatori della montagna? Praticamente quasi nessuna, come possono insegnare gli escursionisti dell’Appennino Centrale dove il lupo non è mai scomparso. Il lupo è un animale estremamente schivo, cacciato per secoli, che ha imparato a temere soprattutto la specie umana e a tenersi ben lontano dalle zone da questa frequentate (ciò non toglie, come risaputo e ben documentato, che se non trova ostacoli che lo frenino, possa ritenere preferibile, in zone con presenza di animali domestici allo stato brado, procurarsi lì il cibo piuttosto che tentare una faticosa e pericolosa caccia a cinghiali o cervi).

Le possibilità di un incontro sono molto ridotte; il lupo sarà sempre il primo a scappare, appena si sarà accorto della presenza di escursionisti, e non penserà certo di aggredirli. Viceversa esistono numerose specie di cani dall’aspetto estremamente simile ad un lupo: la maggior parte degli avvistamenti di cui scrivono anche i giornali sono in realtà relativi a cani; essendo nati ed allevati in cattività, questi sono ben più confidenti dei lupi, si avvicinano facilmente e possono in determinate situazioni diventare aggressivi.

Il ritorno del lupo porta con sé pure il ritorno di un particolare cane, che con il suo colore bianco candido può ricordare una docile pecora, ma che invece gli escursionisti dovranno imparare a rispettare molto più del temuto carnivoro che popola fiabe e leggende: il cane pastore. Il suo compito è difendere il gregge: e lo farà bene, ringhiando ed usando anche atteggiamenti aggressivi; pertanto a meno che sia presente il pastore, gli escursinisti si devono tenere ben lontani da mandrie e greggi.

Ma il ritorno del lupo ha anche un grande significato ecologico: gli ungulati (cervi, caprioli e cinghiali) sono in forte incremento, ormai addirittura in sovrannumero in alcuni territori, la presenza di un predatore è fondamentale per contenerne le popolazioni. Ce lo insegna anche un filmato girato a Yellowstone, che tutti possono trovare su Youtube: Come i lupi cambiano i fiumi.

 

Club Alpino Italiano


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