Lo scaffale di Tellus
Marisa Cecchetti. “La notte di Natale” di Selma Lagerlöf
06 Marzo 2016
 

Selma Lagerlöf

La notte di Natale

Le leggende di Gesù

Traduzione dallo svedese
di Maria Svendsen Bianchi

Iperborea, 2015, pP. 192, € 15,50

 

È comparso quest’anno nelle Edizioni Iperborea, La notte di Natale. Le leggende di Gesù, di Selma Lagerlöf (1858-1940), prima donna della storia insignita del Nobel per la letteratura nel 1909, definita da estimatori come Marguerite Yourcenar “la più grande scrittrice dell’Ottocento”. Questa notte di Natale non ci porta subito a Betlemme, bensì a Roma sul Campidoglio, dove l’imperatore Augusto ha la rivelazione di una luce lontana, che buca le tenebre, annunciatrice di eventi straordinari. Poi la Lagerlöf si muove tra oriente e occidente intrecciando storie, e si muove nel tempo, ponendoci davanti alla meraviglia dei miracoli ed alla conversione dei cuori più duri.

Tutto è raccontato come una favola, con un linguaggio leggero che sa creare attese e stupore, e il Salvatore agisce nella sua natura umana tanto da confondersi con la gente comune, se non fosse che è riconoscibile per la sua straordinaria bellezza e le sue doti al di sopra dell’umano, quelle che fanno tremare Maria ogni volta che si manifestano, perché sono chiara conferma del destino del figlio.

Ma c’è molto di più della storia di Gesù, c’è una presa di coscienza dolorosa di una società violenta: la moglie di Pilato vede in sogno la realtà nei suoi aspetti più disumani: «condannati alla crocefissione che trascinavano le loro croci e quelli condannati alla decapitazione le loro mannaie; vedeva i deportati in terre straniere, con gli occhi che ardevano di nostalgia. Vedeva tutti gli schiavi che dovevano lavorare come bestie da soma, con la schiena che sanguinava dalle frustate».

E c’è lo sgomento del Signore davanti alla ferocia degli uomini, qui si tratta del momento della presa di Gerusalemme, quando i condottieri si gloriano delle loro imprese, e il Signore guarda dal cielo insieme a San Pietro ed è triste e dice: «– Li vedi quei mucchi di cadaveri? Lo vedi il sangue che scorre per le strade, li vedi quei poveri prigionieri nudi che si lamentano per il freddo della notte? Le vedi tutte le rovine fumanti degli incendi? – San Pietro guarda giù e capisce che non c’è proprio niente da gioire: – Non avrei mai creduto che potessero essere tali belve – dice San Pietro. – Perché ti sei dato la briga di farti crocifiggere per conquistarti dei fedeli del genere, non lo capisco proprio».

La Lagerlöf aveva la certezza che ancora oggi Pietro direbbe le stesse cose, se si affacciasse a guardare l’umanità dal cielo.

 

Marisa Cecchetti


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