Lo scaffale di Tellus
Marisa Cecchetti. “Bianca da morire” di Elena Mearini
05 Febbraio 2016
 

Elena Mearini

Bianca da morire

Cairo Editore, 2016, pp. 130, € 13,00

 

Elena Mearini dimostra ancora una volta di saper leggere il disagio che caratterizza le giovani generazioni, e di saperlo rendere attraverso romanzi-verità carichi di poesia. Bianca da morire è un romanzo che trascina, con un linguaggio che salta dal concreto al rarefatto, dalla realtà alla metafora.

Bianca è una studentessa di un Istituto d’arte, percorso scolastico non amato ma scelto perché l’unico che, a suo parere, le possa aprire la strada verso il futuro che sogna e che vuole ad ogni costo, il mondo dello spettacolo, del cinema.

Bianca ha un fratello che tutti ritengono una promessa del calcio, i genitori vedono in lui il loro stesso riscatto da una vita di camionista, il padre, e di modesta casalinga, la madre. Che Bianca abbia superato un provino per essere ammessa all’Accademia passa inosservato, perché l’attenzione è rivolta all’altro. Se si fanno sacrifici per aiutare il figlio, a lei vengono negati, a lei si prospetta un futuro grigio di commessa. È divorata dalla gelosia.

Bianca è bella e sa che questo è un potere che ha nelle mani, che ogni ragazzo e uomo sarebbe pronto a ubbidire a un suo cenno. È il prodotto di una società che ha posto al centro l’immagine, che costruisce la notorietà con le comparse in TV e le copertine dei giornali, che ha screditato l’essere per far trionfare l’apparire. E sa usare a questo scopo, per creare e distruggere, la tecnologia della comunicazione web più avanzata e a portata di tutti, soprattutto dei giovani.

Bianca diventa pateticamente e drammaticamente convincente nel suo delirio, logica e cinicamente organizzata, senza alcuna remora morale, priva del senso del limite e del rispetto, per se stessa e per gli altri, il suo corpo divenuto un’arma da usare per raggiungere uno scopo, per fare largo e luce intorno a sé, cancellando chi la oscura. E diventando vittima del suo stesso cinico e sporco gioco.

Bianca fa paura, ma anche compassione, perché sentiamo che la spinta e le suggestioni e gli esempi che arrivano a plasmare la mente dei nostri giovani sono talmente forti che anche l’educazione familiare può uscirne sconfitta, perché senza armi della stessa forza. E una Bianca potrebbe nascondersi dietro ogni brava ragazza.

La sua storia fondamentalmente fa riflettere sugli errori inconsapevoli o meno che la famiglia può commettere nella educazione dei figli, quando non si cerca l’equilibrio, mancano attenzione ed ascolto tanto che qualcuno si può sentire invisibile. Una via d’uscita esiste, sta nella volontà di essere accanto ai giovani con perseveranza e coraggio ed amore: solo così si può vincere sul virtuale che nasconde insidie di ogni genere, e sui richiami e le lusinghe del mondo dell’immagine.

 

Marisa Cecchetti


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