Cittadinanza
Giorgio Gianoncelli. Straniero in casa
Fernando Baruffi, Sindaco di Tresivio (So)
Fernando Baruffi, Sindaco di Tresivio (So) 
01 Gennaio 2016
 

È tempo di bilanci, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha fatto il suo, il Sindaco di Tresivio è col pensiero altrove, il Presidente della Repubblica chiude l’anno e io, legittimo elettore, faccio il mio

 

 

Pare un… triste lamento, ma è la realtà dei fatti: Tresivio è diventato un comune spaesato “rumoroso e storno”, con la centrale amministrativa sempre a rimorchio.

Capita a volte di sentirmi straniero in questo mio paese. Una voce oltre il mondo. Un grido soffocato e triste nel deserto. Vedo la vita politico-amministrativa e sociale molto frammentata, per non dire un po’ tossica e altezzosa. Ho l’impressione di essere un falco guercio, appollaiato sul ramo marcio di un albero a osservare uno sparuto stormo di uccelli zoppi. Vedo gli amministratori della cosa pubblica assenti nel pensiero, spenti nell’azione futuristica, accovacciati e rumorosi nel nido festaiolo fine a se stesso e sempre a rimorchio.

Eppure dal paese di Tresivio traggono origine un sociologo di fama nazionale e altri un po’ meno appariscenti, ma sempre sociologi. Nessuno di loro si è proposto per scrivere un breve saggio-guida, per dare alla propria collettività, un ragionevole indirizzo per un’esistenza di maggiore coesione tra persone elette ed elettori negli ideali di democrazia, di cui si parla tanto. Per esempio: come si deve vivere il rapporto con gli amministratori della cosa pubblica eletti e quelli nominati? Soprattutto come si devono rapportare gli amministratori della cosa pubblica e quelli nominati nel rapporto con la popolazione?

Dal mio osservatorio sul ramo marcio dell’albero vedo solamente spaesamento generale, sento flebili lamenti, che non vanno bene, ma colgo anche sguardi ammiccanti, e sussurri all’orecchio funzionali a piccoli interessi personali: questo comportamento non va bene in assoluto. Non va bene perché per ogni favore ottenuto, nello stesso tempo causa un danno, invisibile spesso, ma a volte anche palese. In ogni caso non va bene perché è il principio della corruzione e un trucco nel gioco della democrazia.

Colgo negli amministratori municipali e nei capi di quelle poche associazioni di carattere pubblico (quelle che la collettività mantiene di sana pianta), la mancanza totale di dialogo con la popolazione, anche se, una volta ogni anno, calano dal loro poggiolo, l’evento ludico e appariscente come un “botto”, poi è lettera morta. Insomma: questi personaggi eletti e nominati, si parlano solamente tra loro e scansano qualsiasi proposta e il dialogo che arriva dall’elettorato.

Facciamo qualche esempio a cominciare dal Sindaco: costui da oltre trent’anni abita i locali del Municipio, da allora a oggi, non ha ancòra concepito l’idea che deve, in modo del tutto democratico e trasparente, stabilire giorno e ora per ricevere il pubblico in un ufficio del municipio. No! preferisce incontrare le persone per strada, scambiando il momento di potere con il principio di democrazia. Nel caso che un… amico, come gli sono io, gli chiede un incontro in municipio, tira i tempi talmente lunghi che a quel poveretto gli crescono i peli del naso fino all’ombelico.

Altro esempio è l’Assessorato alla cultura e il governo della Biblioteca comunale. È questa entità una questione limitata; tutti possono andare a chiedere e consegnare libri, ma tutto finisce lì: nessuna produzione di merito con la partecipazione attiva delle potenzialità culturali del comune, che non sono poche.

C’è poi l’istituto di un secondo Assessore ma nessun elettore conosce di quali deleghe sia titolare. Questo signore esce sempre dalle nebbie, compare furtivo nelle convocazioni dei Consigli di Amministrazione, assume il mandato che il Sindaco gli conferisce durante i lavori, non apre bocca, alza la mano per approvare questo o quello, poi scompare oltre l’orizzonte e nemmeno con i ricognitori a largo raggio si riesce a intercettarlo.

Purtroppo l’elettore, consapevole o meno, con il voto si consegna a delle persone per pura pulsione emotiva, senza rendersi conto di avere dato il voto a… nessuno, oppure, a qualcuno di… troppo, sia nell’uno sia nell’altro caso il personaggio eletto si sente investito di autocrazia e non di autorità rispettosa della parola “data” durante la richiesta del voto.

Questo tipo di comportamento ha messo tutto il paese operativo fuori dai principi di una crescita armonica in base alle dimensioni territoriali, ha generato e genera spaesamento, lamentele chiare e sottotraccia e per dirla con William… l’amico di casa, questi signori di governo paesano sono “Muti come il sonno”.

C’è poi la pletora di Consiglieri di Amministrazione comunale. Questi signori sono molto presenti a chiedere il voto, poi, spariscono, e non li trovi più nemmeno con la… lanterna del filosofo. Così è la vita di partecipazione che si vive nel comune di Tresivio. Tutti raccolti nel nido delle aquile mute a osservare gli uccelli zoppi che se la raccontano da soli, e gli altri, come stranieri in patria, stanno a guardare.

 

A tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere, con approvazione o meno, auguro felice anno nuovo, tanta vivacità… politica sociale e costante controllo amministrativo.

Nella libertà costituzionale repubblicana, mi firmo:

Giorgio Gianoncelli


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276