Il nostro giardino
Luciano Angelini. Storia del nome di Morbegno
Morbegno. Chiesa di San Martino
Morbegno. Chiesa di San Martino 
13 Ottobre 2015
 

 


Morsegia è il nome originario di Morbegno, dal significato di ‘luogo elevato fuor dalla palude’, e che si trova scritto per la prima volta nel 724 in un diploma del re Longobardo Liutprando, dove si dice che insieme ad altre terre egli dona Morsegia alla basilica di S. Carpoforo in Como.

Donazione di Liutprando Re a San Carpoforo di Como1

Anno 724, Aprile 2

In Nomine Sanctae, et individuae Trinitatis

Liutprandus Dei Gratia Longobardorum Rex

Si praedia Caenobiorum, aliorum bonorum, locorum nostrum numero, beneficijs augemus in praesenti, et in futuro nobis prodesse minime dubitamus, quorum omnium fidelium Sanctae Dei Ecclesiae nostrorum praesentium, et futurorum deuotio nouerit, qualiter pro Dei amore, et animae nostrae remedio per hoc nostrum praeceptum, prout iuste, et legaliter possum, dono, atque iudico, et offero Ecclesiae S. CARPOFORI, et sociorum eius […] in primis aream cum aedificijs, cum vineis, brolijs, hortis, campis, et siluis, atque cum omnibus territorijs nostris ibi in simul se tenentibus.

BUBULCUM quoque, pecorarium, hortolanum, ac focariam cum omnibus territorijs, ac pertinentijs. Sex etiam masseritia cum omnibus massarijs super se habentibus Ecclesiae praedictae. In MORSEGIA, et ALEBIJ2 dedimus cum omnibus eorum redditibus, domicultibus, et districtionibus Curtem, et SOMOUITI, et INDIGUO, et in COLIONE quidquid nos habemus cum omnibus eorum districtionibus, et pertinentijs Ecclesiae B. CARPOFORI concedimus. Curtem de MUSI cum omnibus eius districtionibus, et pertinentijs praedictae Ecclesiae donamus, et concedimus. In GELONICO siluam regiam cum cultis, et incultis, et omnibus eorum pertinentijs, et ODIARITIAM in loco hominum eodem habitantium.3 RONCHALIAM cum omnibus ad nostram partem pertinentibus. Nauim vnam infra Lacum CUMANUM in ordine nostrarum nauium donamus.4 […]

SIGNUM + Domini LUITPRANDI Regis.

DATUM quarto Nonas Aprilis anno Dominicae Incarnationis DCCXXIV.

Regni autem Domini Regis XIII.

Indictione VII

Morbinio, Morbenio, Morbenno sono, invece, nomi posteriori all’anno 10005 e da questi deriva il nome odierno di Morbegno, il cui significato sarebbe di ‘paludoso’ e ‘malsano’. Ma il territorio su cui sorse Morsegia in tempo antico doveva essere salubre, altrimenti come si giustificherebbe la sua scelta. È perciò solo nell’alto Medioevo che diventò malarico, probabilmente in seguito ad alluvioni ed esondazioni dei fiumi Adda e Bitto, allora non ancora regimati. Cosicché verso la fine dell’XI secolo, dalle paludi di S. Martino gli abitanti di Morsegia si trasferirono dapprima sul monte a Murada e Ortesida, mentre nel frattempo Morsegia cominciò a chiamarsi Morcinta e Morbinio a causa della malaria; e poi definitivamente nel XII secolo, sulle sponde più salubri del Bitto, dove col nome di Morbinio divenne ben presto un fiorente borgo, conservando tuttavia il nome infausto e malaugurante.6

Nel 1159 Federico I detto il Barbarossa, riconfermava a S. Carpoforo di Como gli antichi possessi, fra cui sei masserie in Alebio e Morcinta.7 In questo diploma imperiale (foto in allegato), il cui originale sta nella Biblioteca Ambrosiana di Milano,8 mentre ritroviamo gli altri toponimi arcaici presenti nel già citato diploma del re Liutprando del 724, come ad esempio Alebio (Delebio) e Colione (Colico), al nome Morsegia si sostituisce, invece, la forma Morcinta. Il fatto che nel diploma del Barbarossa non appaia la forma Morbinio, allora già in uso, sarebbe una riprova della sincerità sostanziale del diploma del re Liutprando,9 ripetendosi in quello fedelmente i toponimi di questo, tranne che per Morsegia che diventa Morcinta.

 

Etimologia

Morsegia e Morcinta sarebbero, dunque, due toponimi equivalenti. Morsegia, e per metatesi Mosergia, deriverebbe dal radicale celtico -morga, murga- il cui significato è di ‘acqua stagnante’,10 affine al tedesco moos. Il nome Morsegia sarebbe dunque stato dato al villaggio primitivo presso San Martino dai Galli, subito dopo la loro invasione (V o IV secolo a.C.).

La base -mos, morg, murg- ricorre frequentemente così in Francia come nella Gallia Cisalpina, a cui appartenne il territorio della Valtellina.

Ma proprio con la stessa radice base celtica -morg-, si spiegherebbe la forma Morcinta che, anziché pensare a ‘muro di cinta’, sarebbe identica a Morsegia, ma col significato di ‘luogo cinto o circondato da palude’.

 

Un’affascinante ipotesi11

L’origine celtica di Morbegno sembrerebbe confermata oltre che dalla toponomastica anche dalla leggenda che dice che la chiesa di San Martino12 sarebbe sorta sulle rovine di un tempio di Ercole.13 Un tempio celtico, dunque, in origine, poi trasformato in un tempio romano o romano-celtico con la conquista della Valtellina da parte di Roma. Al tempio forse apparteneva sia la misteriosa scultura in pietra della testa d’Ercole leonino che si trova in Via Ninguarda di Morbegno,14 sia le quattro colonne di granito-ghiandone che si trovano all’interno della chiesa di San Martino, che appaiono troppo robuste per una chiesa che doveva essere bassa e tozza, come s’addiceva a quei tempi barbarici.15 Un’ipotesi da dimostrare, ma i cui significativi indizi meriterebbero una ricognizione archeologica.

 

N.B. Colgo l’occasione per dare il mio addio a l Gazetin, che con il numero di settembre pare ci lasci, e un grazie di cuore al suo direttore Enea Sansi e a tutti i suoi collaboratori.

Nel generale conformismo imperante dell’informazione locale e non solo, l Gazetin riusciva sempre a farmi sentire un po’ meno solo.

 

Luciano Angelini

 

 

1 Tatti, Annali Sacri di Como, I. 944-945. (A. 1663); Troya, Codice Diplomatico Longobardo dal DLXVIII al DCCCXXIV, Napoli, 1853, Tomo terzo, pag. 375.

2 Morsegia e Alebij possono essere stati Morbegno e Delebio; Ronchalia, Roncaglia; Muso, Musso vicino a Dongo; e Colione, Colico.

3 Odiaritiam, vocabolo che sembra denotare in principio gli uomini chiamati a coltivare un terreno.

4 Navim unam infra Lacum Cumanum in ordine nostrarum navium donamus. La donazione di una nave è testimonianza dell’autenticità della copia, ad un falsario non sarebbe mai venuto in mente di pensarci soltanto.

Nota: la lettera ‘u’ a volte corrisponde alla ‘v’, come ad esempio in nauim, navium; siluam, silvam, etc.; e la ‘v’ alla ‘u’, come in vnam, unam.

5 Nei diplomi imperiali concessi ai Vicedomini dal Barbarossa (a. 1158) e da Enrico VI (a. 1192) è detto Morbenno; in un rog. 2 maggio 1197 di Lorenzo de Lalio (Pergamene Secco-Suardo) appare la forma Morbenio; e in una pergamena del 1186 (Arch. St. Milano, F.R. S. Abondio, cart. 10) ricorrono le forme Morbenio, Morbegno, insieme con la menzione di Serta. Ma una documentazione più antica l’abbiamo l’anno 1085, in cui si è attestato un Martino f. qd. Giovanni “de loco Cruxe sita Morbinii, il quale vende una selva in Carbonaria, nel territorio di Morbegno, avente per coerenze - busco communi et S. Suspiciani -; ossia il bosco comunale i beni del convento milanese di S. Sempliciano (Arch. St., Milano: Mus. Dipl. 912). Cfr. Orsini, I Vicedomini di Como, Cosio e Domofole (in: Arch. St. della Svizzera Italiana).

6 Giustino Renato Orsini, Storia di Morbegno, Guido Bettini, Sondrio 1959.

7 Diploma di Federico I detto ‘il Barbarossa’, Rita Pezzola, in Acque della Lombardia Medievale, ALITER, p. 21.

8 «…questa biblioteca ambrosiana che Federico [Borromeo] ideò con si animosa lautezza ed eresse, con tanto dispendio, dai fondamenti». (Alessandro Manzoni, Promessi Sposi, Cap. XXII).

9 Il diploma originale è andato disperso. Una copia di questo Diploma fu tratto dall’Archivio della Cattedrale di Como, e data in luce per opera del Tatti, in Annali Sacri di Como, I. 944, 945. A. 1663. Egli non dice, se fosse antica o recente; ma non dubita punto della sincerità di tal Documento.

10 Holder, Alt. Celtischer Sprachschatze I, 1357.

11 Ipotesi suggerita dal fratello Adriano.

12 Il patrizio morbegnese Feliciano Ninguarda, che fu vescovo di Como, negli atti della sua visita pastorale - anno 1589 - asserisce che la chiesa di San Martino, al tempo suo, era antica di oltre 700 anni; risaliremmo dunque all’VIII secolo.

13 Lehmann, Die Landschaft Valtlin, 1794.

14 Vedi foto allegate, anche per le colonne di cui a seguire.

N.B. La figura di Ercole rivestiva anche nell’Italia settentrionale aspetti molteplici (dio della pastorizia, dio iatrico, dio dei commerci...) e rifletteva in molti casi tradizioni religiose diverse, accolte e rielaborate nella sua personalità: non un’unica figura divina, quindi, ma differenti «Ercoli provinciali», dietro al cui nome si celavano divinità di origine diversa, ma con analoghe competenze. In base a questo assunto anche per l’Italia settentrionale si è consolidata l’opinione che il culto erculeo si fosse innestato su credenze locali precedenti e che il dio si fosse sovrapposto a divinità preromane con competenze e ruoli simili. Tale tesi risulta ribadita più volte in particolare per il sostrato celtico: soprattutto a partire dagli studi di Cecil B. Pascal si è affermata la convinzione che Hercules fosse esito di un fenomeno di interpretatio con un dio celtico con competenze specifiche nella sfera iatrica e salutare. (Lisa Zenarolla, da Il culto di Hercules e il rapporto con i sostrati etnico-culturali preesistenti: il caso dell'Italia nord-orientale)

15 Nulla ci può dire l’attuale struttura, dopo i ripetuti rifacimenti avvenuti anche negli ultimi secoli; soltanto degli scavi, praticati attorno alle fondamenta e agli elementi architettonici più antichi, potrebbero dirci se qualcosa di attendibile vi è in questa leggenda. (Giustino Renato Orsini, op. cit.)


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276