Lisistrata
Lidia Menapace. Sud e Nord
Comune di Figline Valdarno (Fi)
Comune di Figline Valdarno (Fi) 
14 Agosto 2015
   

Saltando tutti i precedenti e per non occupare troppo spazio e provocare una lettura pesante e lenta, parto dalla notizia di come erano messe le due città di Napoli e Milano come simboli del sud e del nord. Allordunque, all'epoca dell'unificazione del paese, Napoli era una città molto più industriale di Milano, aveva un grande impianto metalmeccanico (Materdei) e un importante cantiere navale e la prima ferrovia in Italia (Napoli- Portici). Milano ebbe una borghesia illuminata e abile che aiutò Garibaldi attraverso l'armatore genovese Rubattino e ottenne in cambio un appoggio per il lancio del porto di Genova come concorrente di quello di Napoli. Da allora la borghesia del nord appoggia tutte le iniziative al nord e vengono lanciate Genova e Torino, oltre a Milano e si profila il primo e maggior polo per l'industrializzazione del paese. Nel frattempo non manca la campagna di denigrazione del sud, rappresentato attraverso la caricatura di “Franceschiello” ecc. e tacendo che il regno di Napoli aveva una delle corti più ammirate d'Europa per la musica e il teatro e che l'università di Napoli era una delle più in vista negli studi giuridici. Da allora tutta la pubblicistica tratta il sud come una colonia dalla quale ricavare risorse ed estrarre plusvalore. Sui “meriti culturali” dei Savoia, glissons. Non mi dilungo e salto all'oggi. Si “scopre” la questione meridionale ancora nei termini di sussidio assistenza spaccio di pregiudizi.

Provo a fare un altro ragionamento.

Noi continuiamo a parlare di industrializzazione da portare nel sud, investimenti ecc. ecc: siamo certi/e che il limite dell'industrializzazione non sia già stato raggiunto nel nostro paese, povero di territori coltivabili, di pianure, e sovrappopolato? Se -come penso- ciò è vero e dobbiamo nutrire il pianeta, sarà meglio studiare un grande futuro agricolo invece di proporre i passeggini a motore e le culle a gasolio (sono le ultime cose da “industrializzare”).

Abbiamo tutto il territorio delle Prealpi che si sta desertificando, terre abbandonate che vanno a rotoli, e su Torino ad esempio si riversa un flusso di pendolari insostenibile; tutta la dorsale appenninica è abbandonata e come si sa il territorio, soprattutto montuoso, abbandonato, frana, pericola: il programma del Sud per se stesso e il paese è piuttosto quello di un grande piano di agricoltura specializzata, di qualità, noci, castagni (legname e frutti) ortaggi, insomma cibo fresco e naturale, da coltivare distribuire e anche esportare, una fonte economica utile agli abitanti, al territorio e alla cultura, che così diventa una cultura politica ed economica non troppo squilibrata verso una sola fonte di ricchezza.

Aggiungo una ulteriore considerazione: Firenze è stata investita da una improvvisa alluvione e riempita di danni. A me è venuta in mente subito l'alluvione del 1966, che colpì una parte molto consistente del paese, a sud di Bolzano e in particolare Trento e Firenze. A parte il calcolo dei danni, la sventura risvegliò un movimento da parte degli e delle studenti da tutta Europa, che dall'anno successivo invasero pacificamente Firenze, salvando opere di pittura affreschi manoscritti miniati incunaboli andati sott'acqua, insomma un patrimonio di memorie e di cultura per tutti e tutte. Allora Rovereto rimise in vigore un'antica decisione del Consiglio comunale secondo la quale in caso di calamità i e le cittadini/e avrebbero dato volontariamente la loro opera per i soccorsi e gli interventi di primo ripristino. Simili iniziative si accendono ogniqualvolta si verifichino eventi meteorologici eccezionali. Ad esempio in Sicilia e Campania per terremoti.

Questa volta in alcuni luoghi colpiti da improvvise rovinose piogge e temporali, che indicano anche i mutamenti del clima, si sono offerti dei e delle migranti. È una occasione da far diventare regola: non per usare i e le migranti come schiavi (il che sarebbe se sistematicamente li e le ospitassimo a casa nostra fruendo del loro lavoro in cambio del mantenimento: questa si chiama tecnicamente schiavitù), ma se accogliessimo il loro contributo e ciò potesse servire anche a far cadere pregiudizi, stabilire relazioni ecc. ecc.

Proviamo?

 

Lidia Menapace


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