Diario di bordo
Marco Lombardi. Il divorzio breve e l'azzardo del matrimonio
23 Aprile 2015
   

Come era prevedibile la Conferenza Episcopale, come molte altre forze politiche e non del paese, si è schierata contro la legge sul così detto “divorzio breve”. Questo nonostante il testo sia stato attenuato in parlamento, allungando a un anno il termine necessario in caso di separazione non consensuale. Sarebbe un atto che mina l'istituto della famiglia, questa l'accusa mossa. Si tratta però di un approccio molto semplicista, che fa coincidere l'evoluzione di un percorso umano alla sua definizione e regolazione giuridica: ma, per fortuna, non è così che vanno le cose. Se un legame coniugale si rompe, lo fa a prescindere dai vincoli burocratici che vengono messi contro la sua rottura. Anzi, più ostacoli giuridici crei, più il decorso della separazione, di per sé doloroso, si fa impervio fino a divenire un calvario, in cui a guadagnarci sono soprattutto gli avvocati delle parti in causa. Altrimenti sarebbe come dire che l'allungarsi dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie sia un deterrente all'ammalarsi. Peggiora solo la vita del malato. Ci si ammala e ci si separa a prescindere dalla burocrazia. Se si vuole difendere la stabilità della famiglia, oggi, sono ben altri i provvedimenti da prendere e riguardano innanzitutto la sua sicurezza socio-economica. La povertà a volte può cementificare un'unione, ma spesso però ne rende insostenibile la prosecuzione. Sposarsi, più che una scelta, è divenuto ormai un azzardo.

 

Marco Lombardi


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