Lo scaffale di Tellus
Paolo Roversi. Il mio nome è Bukowski
03 Novembre 2006
 
Paolo Roversi
Il mio nome è Bukowski
Fermento, pagg. 140, € 10,00
 
Paolo Roversi è un giovane scrittore di talento che spazia senza problemi dalla narrativa noir (Blue tango), al giallo puro (La mano sinistra del diavolo), passando per il saggio popolare (Bukowski, scrivo racconti e poi ci metto il sesso per vendere) e le raccolte di aforismi del suo autore di culto (Seppellitemi vicino all’ippodromo così che possa sentire l’ebbrezza della volata finale). Il filo conduttore della sua scrittura è il grande amore per Bukowski, autore geniale e ineguagliabile al quale tutto noi scrittori di poco conto dobbiamo qualcosa. Questo libro conclude la trilogia che Roversi dedica a un mito letterario, perché dopo una biografia non autorizzata e un Millelire di Stampa Alternativa non poteva mancare un romanzo.
Roversi organizza una trama originale, si districa bene tra realtà bukowskiana, fantasia narrativa e vita quotidiana, per realizzare un racconto fantastico che a tratti è anche una satira della vita politica italiana. Non mancano i riferimenti a Berlusconi (che diventa Berloni), Nanda Pivano (Jolanda Bivano) e il Fabrizio Pancrazio Show (parodia del Costanzo Show). Troviamo anche accenni al nichilismo bukowskiano e ai viaggi negli States che molti ragazzi hanno fatto per incontrare il loro mito. Carlo Boschi è un impiegato di banca trentenne che si risveglia da un coma etilico convinto di essere la reincarnazione di Bukowski. Per questo motivo cambia del tutto la sua vita e la imposta seguendo le abitudini del suo scrittore preferito. Non vi anticipo il finale a sorpresa, anche se il libro non è un giallo e deve essere gustato a fondo per la scrittura rapida ed essenziale venata di sottile ironia.
La satira di Roversi è graffiante, il suo umorismo incalzante non risparmia nessuno e finisce per colpire un modo tutto italiano di fare politica. Vivevamo nel Bengodi, a Disneyland, meglio ancora a Topolinia. Il mio migliore amico si credeva Bukowski, il presidente del consiglio Paperon de’ Paperoni e io mi sentivo una via di mezzo tra Orazio e Paperoga. Le citazioni di titoli bukowskiani si sprecano: Io scrivo racconti, poi ci metto il sesso per vendere, A sud di nessun nord, Post office, Shakespeare non l’ha mai fatto… ma anche situazioni prelevate a piene mani dai romanzi e dalla vita del grande Buk, come il lavoro alla posta, la birra, il vino, le corse dei cavalli e le donne. Il mio nome è Bukowski conferma tutto il valore letterario di Roversi, ottimo autore di intrattenimento che - come dicevano i latini - ridendo castigat mores…   
 
Gordiano Lupi

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