Diario di bordo
Martina Simonini. Piramidi per l'Expo
13 Marzo 2015
 

EXPO 2015 si aprirà il primo maggio prossimo con il suo titolo “Nutrire il pianeta”.

Uno dei principali, per non dire il primo, dei diritti umani è il diritto alla vita e diritto alla vita significa diritto al cibo, alla tutela della salute, all’istruzione. Tutte queste esigenze primarie possono stare opportunamente dentro l’idea di “nutrizione”.

Ora, se non vogliamo che l’EXPO sia una passerella inutile sarebbe assolutamente necessario che in questi sei mesi (expo termina ad ottobre) escano idee concrete. Ma come si può pensare che si arrivi a tanto se uno dei main sponsor è la Nestlè? La stessa multinazionale che lancia l’idea della “borsa dell’acqua” con le stesse regole della borsa finanziaria...

Il Ministro Maurizio Martina lancia l’idea di inserire il diritto al cibo in Costituzione: a me pare che sarebbe già un successo straordinario se si inserisse il diritto all’acqua. Ad oggi, anche in provincia di Sondrio, la SECAM Spa, nel suo regolamento, prevede la sospensione della fornitura d’acqua per gli utenti morosi, che potranno, se vogliono/possono, approvigionarsi d’acqua dalle fontane pubbliche. Una cosa da medio-evo!

Mi sembra che siamo lontani dal rispetto della carta costituzionale, soprattutto degli artt. 2 e 3. I diritti dell’uomo non dovrebbero essere prerogativa di una maggioranza politica che può decidere di concederli o meno a colpi di votazioni e secondo le convenienze di pochi. Non è accettabile che le leggi vengano ad essere promulgate e compiute nel vuoto concettuale e di valori che si è venuto a creare.

EXPO, a parte i suoi main sponsor, è cominciata con l’intrusione della ‘ndrangheta nei cantieri. C’è dunque un problema di legalità ma anche di controlli. Ma possiamo aspettarci un’azione efficace da parte di uno Stato che favorisce di fatto il gioco d’azzardo con l’ipocrisia dell’informazione che il gioco è usura, contrapposto a leggi che lo incentivano?

Mi sono persuasa che l’unica possibilità di contrastare queste e altre derive sia lavorare sul piano culturale e quindi dell’informazione, dell’educazione alla legalità a cominciare dalle scuole.

Però... però le regole della legalità e del rispetto dovrebbero essere messe in pratica, perchè se sono solo “insegnate”, non vivono e non vengono assorbite: restano solo un elenco di norme. Bisogna che cominciamo da noi stessi: che ciascuno di noi si faccia un esame di coscienza, che sviluppiamo un pensiero critico nel rifiuto della prevaricazione e dell’autoritarismo, avendo sempre presente che la libertà di parola e di pensiero dovrebbe procedere di pari passo con l’assunzione coerente della responsabilità di ciò che si pensa e si dice.

Soprattutto occorre sforzarsi di non lasciar correre la mancanza di rispetto e i soprusi. A volte i soprusi sono netti ed evidenti, altre volte meno palesi, ma ugualmente deprecabili: la persona o il gruppo che forte della sua superiorità economica e/o decisionale impone ad altri determinati comportamenti è prevaricatore allo stesso modo di chi si impone con la forza.

In altre parole, la cura è avere cura di tutto ciò che ci circonda... interressarsi di tutto e di tutti, farsi carico anche di battaglie che ci sembrano insostenibili... Sì, ma che fatica però!

Confortano le lezioni di certe insegnanti e certi bambini... la piramide per essere felici.

 

Martina Simonini

(da 'l Gazetin, febbraio-marzo 2015)


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