Diario di bordo
Domenica/ Matteo Moca. Di “Whiplash”, Elena Ferrante e “Vizio di forma”
01 Marzo 2015
 

– Domenica notte si è svolta la premiazione degli Oscar. L'Academy ha consegnato i premi e il vero vincitore è risultato Birdman con ben quattro statuette (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Fotografia). Il premio al miglior attore non protagonista è andato a J.K. Simmons, che interpreta il severo professore di musica di Whiplash. Ma, esulando dalle logiche hollywoodiane, questo film meritava davvero un premio? Un film per “gonzi di destra” ma con meno classe rispetto a quelli di Eastwood. Ne scrive Goffredo Fofi su Internazionale.

 

– Vorreste lavorare per Google? Il Post ha pubblicato i requisiti che vengono richiesti; non si considerano i voti di laurea né le precedenti mansioni, ma si va in cerca di dipendenti con diverse caratteristiche.

 

– Siamo in tempo di candidature al Premio Strega. Il premio letterario più fasullo tra i fasulli, guidato solo dalle logiche delle case editrici (e in questo periodo in cui Mondadori vuole acquisire Rizzoli, se ne parla molto). Roberto Saviano ha invitato la misteriosa Elena Ferrante (e quindi la sua casa editrice, la beneamata E/O) a far concorrere l'ultimo capitolo della sua tetralogia. La risposta dell'autrice sulle pagine di Repubblica è un riassunto della sua persona e della lungimiranza che dovrebbe guidare queste manifestazioni.

 

– Finalmente è uscito anche in Italia il romanzo di Emmanuel Carrére Il Regno. Chiaramente se ne sta iniziando a scrivere molto. Interessante per farsi un'idea sulla gestazione e il contenuto del libro, l'intervista all'autore di Anais Ginori su Repubblica e l'articolo ad opera di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera.

 

– Successore del bellissimo Cesare deve morire, arriva nelle sale Meraviglioso Boccaccio di Paolo e Vittorio Taviani; Paola Zanuttini li ha intervistati sul Venerdì di Repubblica.

 

– «Se si è lettori di Pynchon si sa quanto dalla prima all’ultima riga si percepisca un’aria posticcia, per certi versi derivativa, parodica, se non addirittura autoparodica, e che tutto questo sia però compensato da una tale deflagrante inventiva da pretendere da noi lettori un’esperienza immersiva, quasi lisergica». Nelle sale è uscito anche Vizio di Forma di Paul Thomas Anderson, tratto dal libro Inherenti Vice di Thomas Pynchon, con un cast stellare (Joaquin Phoenix, Reese Whiterspoon, Benicio del Toro, Owen Wilson, ecc.).

 

– «Le parole d’ordine del discorso critico sulla città, le fragili pratiche dell’architettura alternativa e dell’autocostruzione, salendo al primo piano di Palazzo Giustiniani, impastate con la prosopopea di Piano e della “comunicazione”, nella stanza 124 si siano rinsecchite e striminzite fino alla consunzione. Dai beni comuni ai luoghi comuni il passo è stato breve». Giacome Borella su Renzo Piano e il lavoro del G124 su Lo Straniero.

 

– «Il Post – primo punto – spiega. Ogni suo pezzo articola, o se non altro si sforza di farlo, fatti e interpretazioni in modo fruibile e puntuale. Tutto è molto chiaro, le opinioni sono separate dagli eventi, c’è sempre un riassunto delle puntate precedenti. Gli “spiegoni del Post sono diventati un genere giornalistico a sé stante”». Rivista Studio è stata una mattina nella redazione de Il Post per capire come ci si lavora.

 

Matteo Moca


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