Siamo alle solite. Riduci un popolo alla disperazione e riaccenderai il fuoco della fede. Qui da noi, in Dio e nella Chiesa di Roma. L’Uomo di bianco vestito sa parlare alle folle: diretto al cuore, come una freccia al bersaglio. Parla di bambini e parla di nonni. E di doni inviati dal cielo. Minimo quattro animucce per rientrare nei canoni della famiglia numerosa. Se ti fermi a tre figli, sarai pure una brava persona ma non un buon cattolico. Intanto il primo Francesco del papato prende a scudisciate quegli inetti e stolti politici che non si curano di incentivare le nascite in questa nostra nazione allo sbando. E sfodera l’articolo 31 della nostra Costituzione, manco l’avesse scritto Lui, per un affondo risolutivo: sei tu Repubblica che ci devi pensare, e non ci pensi, ad incrementare la crescita demografica in questo paese dei balocchi rotti, con una economia fatta a brandelli. E chissenefrega se lo sviluppo economico, come crescita qualificata, è rimasto bloccato a zero zero carbonella.

Ma niente paura, la Chiesa è grande. “Io sono il nonno di tutti voi” è una garanzia non da poco che parte da piazza San Pietro e si diffonde nell’etere con irresistibile presa. Un nonno potentissimo, spiritualmente e materialmente ricchissimo, che tutti protegge sotto l’immensa cupola, a Vatican City. Il messaggio sarà giunto anche ai campi rom, ai centri di accoglienza profughi, alle comunità dei senzatetto, ai barboni accasati sotto i ponti e alla Stazione Termini, ai precari, ai disoccupati, ai cassaintegrati, agli studenti in bolletta, ai pensionati con la minima, ai supertassati e ai tartassati, agli imprenditori falliti, portando forse uno sprazzo di divina follia: tutto può accadere nel miracoloso clima natalizio. Bisognerebbe controllare all’ufficio anagrafe, fra nove mesi all’incirca, se l’illuminato discorso di papa Bergoglio abbia influenzato il numero delle nascite, superando l’impasse della crescita zero. E nel caso con che risultati, con quali impegni e da parte di chi. (Maria Lanciotti)