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Natale Tf2014/ Quattro poesie di Pino Dell'Ago
(foto P. Garofalo)
(foto P. Garofalo) 
28 Dicembre 2014
 

 

Ma in sovrappeso

è mendicante

chi non aggredisce il fondo.

 

Distante dalle droghe, ricorda,

non per ali d’angelo – il peccato

risana spesso dal banale – né

per deroghe infernali,

 

distante

perché di quel silenzio

di quel gran suono

ci si condanna in superficie

al paradiso

d’uguali anime asfissiate.

 

È il corpo in libera caduta,

solo quel corpo libero

che salva.

 

*

Mi smemoro per un istante:

 

no, non scrivo versi, spendo il tempo

con tenaglie e martelli. No,

non cerco di ricreare un mondo, stendo

il mio corpo sulla sdraio sotto

le nuvole il vento è un armadio vecchio

da schiodare.

 

Ho il tetto della casupola vecchia da aggiustare.

 

Prima dell’inverno.

 

La pelle stropicciata.

 

Ecco.

 

*

si muore se agli occhi

il treno non più ferro ma nuvola

che sbuffa oscurità e non ha suono ―.

 

*

Recita a Natale: il prete indiano che ringrazia,

la grazia nella cesta dono nigeriano, il solco

nella faccia madre bisognosa che s’ingrazia,

mia presenza in stizza di cuore e mente,

coscienza del magnamagna della Betlemme

in accordo con l’Europa mafia capitale, Roma

di un paesino e paesino d’una Roma, trovato

lavoro che m’importa, la torta

si spartisce con le maschere, vergonati

mi dico ― d’essere pastorello azzittito

seduto sulla panca pietra muschio, alzati

sputtana i retroscena, vomita le molliche

e fatti libero, vergognati ― mi dico ―

che vada in fiamme l’acqua benedetta

di quel tempio sputo ove mangi.


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