Notizie e commenti
La cantica delle donne
(foto P. Garofalo)
(foto P. Garofalo) 
03 Dicembre 2014
 

«Ci siamo interrogati se questo abbia un senso, per il rischio di mettere a posto coscienze o di solidarizzare solo per un giorno, per la convinzione che ogni giorno dovrebbe essere quello giusto per essere dalla parte dei diritti e contro ogni discriminazione». Così scrive Michalis Traitsis che ha diretto, con le donne detenute dell’Istituto Penitenziario Femminile di Venezia, la cantica delle donne con il contributo di Lara Patrizio e Patrizia Ninu. Ma non è proprio l’umiltà di interrogarsi sul “senso” a significare il valore di una solidarietà, di una vicinanza, di un voler incontrare l’altro da noi? Nell’ambito del progetto “passi sospesi” il Balamòs Teatro si è sempre adoperato a dar voce al silenzio assordante del carcere, al tempo fermato in passi sospesi, a portare il fuori dentro le mura e musicarlo in cantica; parole che valgono un abbraccio, una disponibilità, una fusione e un viaggiare insieme e rendere le detenute protagoniste d’incontri, di costruzione di sé in prospettiva di uno sperato “noi”. (Patrizia Garofalo)

 

 

Non è una festa, l’otto marzo.

Ma lo è diventata per i tramandati ricorsi della memoria.

Per tenere a filo teso le consapevolezze di donne

che un altro mondo non è possibile senza di loro.

Per il tessere l’arazzo delle conquiste nel tempo,

delle perdite contro il tempo,

del librarsi di ali e del loro incagliarsi.

Per il recitare a voce alta il copione dei diritti negati,

delle maternità lacere,

delle offese di colpi e parole,

delle intelligenze mai viste,

delle esclusioni.

 

Non è una festa l’otto marzo per chi non conosce

e non riconosce più giorni di festa.

Ma lo diventa per le parole indossate e giocate.

Per un canestro di emozioni intrecciate,

Per la conquista di pensieri lievi,

Per le trasformazioni agite e per le speranze di un futuro altro.

Per una coralità ricercata tra fatica e entusiasmo

e per il rosso di passi uguali.


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