Diario di bordo
Lombardia. Legalitą, prevenzione e qua­li­tą. Ecco le la­cu­ne del Libro Bianco 
Il consigliere regionale Umberto Ambrosoli sulla 'riforma Maroni'... della 'riforma Formigoni'... della riforma sanitaria...
20 Luglio 2014
 

Il “Libro Bianco di Maroni parte da una corretta rappresentazione della realtà che la Sanità lombarda deve affrontare: mi riferisco in modo particolare al rilievo che le cronicità hanno e avranno negli anni a venire con il prevalere di patologie legate alla terza e quarta età e che richiedono soprattutto servizi integrati.

È certamente apprezzabile il metodo che il Presidente ha voluto adottare: tecnici per l’analisi della realtà, “saggi” che fanno da supervisori, eccetera.

Mi preme però segnalare almeno sei cardini la cui mancanza rende fragile e instabile tutta la costruzione.

A fronte del problema della corruzione, espressione dell’inefficienza e dell’iniquità del Servizio Pubblico, il Libro Bianco propone una “Struttura Regionale di Controllo e Promozione dell’Appropriatezza e Qualità” non meglio precisata (ad esempio: con quale indipendenza dall’esecutivo regionale?).

La sanità è la principale competenza della Regione: legalità, trasparenza e controllo sono perciò indispensabili e sono anche obiettivi possibili. Occorrono politiche della salute integrate che trovino attuazione in tutte le principali politiche ‘sociali’ della Regione: da quelle dell’ambiente, a quelle della casa, a quelle di un equilibrato sviluppo economico. Tutto ciò è assente nel Libro Bianco.

Il Libro Bianco nulla di nuovo dice sul rapporto con i privati e su come evitare di considerare la salute non come un business, ma come un fondamentale servizio pubblico. E resta anche sullo sfondo quello che è invece uno dei patrimoni più fruttuosi della regione Lombardia: cioè quella rete di Università pubbliche e private che possono sviluppare una profonda sinergia col sistema sociosanitario, dando il via ad immense opportunità.

Per anni si è investito troppo sulla produttività ospedaliera e la competizione, perdendo la sfida della qualità. Serviva una stagione che rilanciasse la prevenzione, per evitare interventi sempre a posteriori, con costi maggiori, rilanciando così le ASL e i Distretti. Ma di prevenzione nel Libro Bianco non c’è cenno. Le vecchie ASL, invece che essere rafforzate, sono trasformate in Agenzie, diventano di fatto delle vecchie mutue, con una identità poco chiara e un assetto macchinoso. Le eccellenze cliniche che esistono nella nostra Regione non riescono ancora a trovare valorizzazione in una rete di presidi e servizi che collaborano operativamente tra di loro e così la questione fondamentale dell’assetto dei servizi sanitari e ospedalieri nell’Area Metropolitana è ancora una volta rinviata.

Infine basta privilegiare le affiliazioni partitiche! Professionalità, merito e etica del servizio pubblico sono alla base di un Servizio Sanitario Regionale efficace ed efficiente. Ma niente ho letto sulla rivoluzione delle attuali logiche di selezione e promozione di manager e professionisti, su come effettivamente ed in concreto evitare nomine di direttori generali e di primari con criteri di lottizzazione e di appartenenza partitica. Vorrei essere smentito: per il bene della sanità lombarda e dei cittadini che ad essa si affidano.

 

Umberto Ambrosoli

(da Ri.generazione, 19 luglio 2014)



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