Lo scaffale di Tellus
Gordiano Lupi. Unastoria di Gipi
21 Aprile 2014
 

Gipi

unastoria

Coconino Press Fandango, 2013, pp. 130, € 18,00

 

Ho comprato unastoria spinto dalla curiosità di una graphic novel finalista al Premio Strega e vincitrice del Premio Speciale Mondello, deciso a rimuovere i miei pregiudizi sulla diversità di linguaggio tra cinema, fumetto e narrativa, sicuro che avrei scoperto un capolavoro. Niente di tutto questo. Ho incontrato un grande pittore come Gianni Pacinotti, in arte Gipi, che realizza tavole ad acquarello degne d’una mostra d’arte contemporanea, ma è molto più scarso quando disegna elementari tavole in bianco e nero. Ho conosciuto un mediocre scrittore, purtroppo, incapace di sceneggiare un fumetto d’autore e di fondere insieme due storie, quella di Silvano Landi, un cinquantenne che vede la sua vita andare a pezzi, e quella di un antenato soldato nella Prima Guerra Mondiale. Una sola trovata poetica in 130 pagine non basta per giustificare nomination al Premio Strega e assegnazione del Mondello, ma tant’è, dobbiamo accontentarci, questo passa il convento. Terminiamo l’albo (tempo di lettura: dieci minuti scarsi) con impressa nella memoria l’immagine di un adolescente che si sveglia in una notte e si vede con la faccia dei suoi cinquant’anni. Il fumetto ci spiega che un uomo cerca sempre di sopravvivere, di andare avanti, nonostante fragilità, lacrime e cadute negli abissi della disperazione. Davvero troppo poco. Non c’è scrittura in questa storia composta da due storie, imbrigliata nella pochezza narrativa di situazioni stereotipate e spesso confuse. Il fumetto è infarcito di dialoghi scarni e didascalie che non hanno niente di letterario, al punto che apprezziamo diverse sgrammaticature: cinquantanni scritto proprio così, senz’apostrofo, uso del pronome ello, desueto dai tempi del Manzoni, ed e ad dispensati a sproposito per vignette e racconto, sceneggiatura zeppa di buchi, storie slegate, narrazione sfilacciata, inconcludente. Se unastoria fosse un film sarebbe una pellicola irrisolta, se fosse un romanzo sarebbe un feuilleton ridondante, se fosse un fumetto, come dovrebbe essere, non potremmo mai paragonarlo alle storie di Art Spiegelman e Marianne Satrapi, ma neppure a Hugo Pratt e Milo Manara, al massimo un fumetto da edicola, stile Bonelli, con tutto il rispetto per le storie pubblicate da Bonelli. Il nostro è il paese delle cose incomprensibili, dei successi improvvisi, delle sopravvalutazioni create ad arte, dei fenomeni editoriali costruiti a tavolino. Piace creare scalpore e clamore, non cercare veri talenti, tanto in giro c’è pieno di gonzi che abboccano, uno tra questi il vostro povero recensore che – terminata la lettura – si è chiesto sconcertato: “E la letteratura? Dov’è la letteratura in questa graphic novel esaltata dalla critica e dalle giurie dei premi?”. In realtà la domanda non era proprio questa, ma una colorita espressione toscana che non posso riferire. Resta la pietosa bugia che ottiene il visto censura.

 

Gordiano Lupi


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