Oblò cubano
Alan Gross, lo sciopero della fame e gli italiani condannati per omicidio
09 Aprile 2014
   

Adesso tutti parlano di Alan Gross, persino il Corriere della Sera. Non c'è quotidiano che non si occupi dello sciopero della fame del prigioniero statunitense rinchiuso nelle carceri cubane, accusato di comportamenti sovversivi, spionaggio, favoreggiamento nei confronti della controrivoluzione. Noi ne parliamo da almeno tre anni, nell'indifferenza generale. Un po' come dei tre italiani condannati per omicidio a Cuba, con loro che si professano innocenti e i legali che forniscono prove della “non presenza” a Guantanamo al tempo degli eventi. “Storiacce di sesso e omicidi”, ci disse un giornalista importante, uno di quelli che scrivono sui media che contano. “Non interessano a nessuno i fattacci legati al turismo sessuale degli italiani”, rispose un altro. E i nostri connazionali sono ancora in galera a Cuba, forse innocenti, a parte uno che sconta la pena in Italia per motivi di salute.

Ma torniamo ad Alan Gross e al grave reato di aver portato computer e materiale informatico ai dissidenti, un uomo malato di cancro che marcisce nelle prigioni castriste. Garrincha trova la forza per fare umorismo anche su queste cose. Si sa che la satira è impietosa.

 

Raul – Possiamo dire che il signor Alan Gross ha deciso - unilateralmente - di cambiare la sua dieta.

Obama Gotcha... (espressione intraducibile che significa sconcerto)

 

Sì, Alan Gross ha cambiato la sua dieta. E la stampa italiana ha deciso che adesso è il momento di occuparsi anche di lui. E dei nostri tre connazionali condannati (forse) ingiustamente quando ci occuperemo? Forse quando sarà troppo tardi...

 

Gordiano Lupi


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