Sė, viaggiare
Aldo Ramassotto. Reportage dal Mali
15 Ottobre 2006
   

Ritengo che, per un viaggiatore, il continente Africano sia, nel bene e nel male, di gran lunga il più interessante sotto l’aspetto naturalistico ed etico-sociale. Questa terra è, al contempo, un insieme di logicità e forti contraddizioni che turbano il visitatore, rendendolo incapace di capire la vera realtà della vita che scorre in questa terra e, tanto meno, di giudicare gli usi, i costumi e gli atteggiamenti dei suoi popoli, che quotidianamente combattono per sopravvivere, senza lasciarsi sopraffare dalla disperazione, anzi affrontando con incredibile tenacia e serenità le più disparate avversità.
Il Mali è uno degli stati africani dove più forti sono presenti fattori che ne condizionano negativamente la sopravvivenza, ma, paradossalmente, dove si possono trovare testimonianze di etnie antiche che hanno preservato usi e costumi, sopravvivendo a tante vicissitudini apparentemente letali, guerre, carestie o epidemie che fossero. Il Mali è una terra che non conosce un equilibrio naturale: arsa dal sole e dalla siccità o devastata dalle grandi piogge. Il popolo, per sopravvivere, non ha avuto altra scelta che autoledersi, distruggendo le uniche risorse della natura: le foreste e gli animali. Le acque - soprattutto il fiume Niger - sono mal sfruttate, mentre quelle delle falde sotterranee non vengono utilizzate se non a livello di piccoli pozzi realizzati nei villaggetti: è palese come gli aiuti internazionali non siano coordinati e finalizzati alla realizzazione di opere importanti, bensì dispersi in innumerevoli “rivoli” che finiscono per non avere concreta efficacia. Anche la mitica Timbuctu, una delle città un tempo più importanti dell’Africa Centro-Settentrionale, è oggi un polveroso ammasso di case di fango semiabbandonate, con i muri che si disciolgono e le fogne a cielo aperto che costituiscono un vivaio di germi e batteri. La città, dove un tempo si incrociavano immense carovane di migliaia e migliaia di cammelli e dove le lastre di sale venivano scambiate a peso d’oro, oggi è una città fantasma che ospita le tendopoli dei Bella, gli schiavi dei Tuareg, scappati dai loro padroni che vivono accampati nelle oasi del confinante ed avanzante deserto del Sahara. Il profondo senso religioso del popolo del Mali si materializza nelle moschee, costruite nelle grandi cittadine come nei piccoli villaggetti, con struttura interamente di fango argilloso seccato e orditura in pali di legno che fuoriescono dalle pareti, necessari per il ripristino della terra “lavata” via dalle grandi piogge: ne consegue un’architettura unica e particolare che ha la sua apoteosi nella grande moschea di Djennè, la moschea in argilla più grande al mondo, con un’altezza superiore a cinquanta metri.
Ai confini del Mali con il Burkina Faso, arroccati e “incastrati” in una falesia di circa cinquecento metri di altezza si incontrano i villaggi dei Dogon, popoli di religione animista, con tradizioni antichissime, là insediatisi, dopo averne scacciato i pigmei, per sfuggire agli invasori mussulmani. I villaggi sono costellati di “feticci”, a cui vengono fatti sacrifici, un tempo anche umani. Interessanti sono le pratiche sciamaniche, che consistono nel creare, durante il giorno, un rettangolo di terra ben spianata con all’interno delle piccole costruzioni di pietre e sabbia e nel deporvi, la sera, dei pezzettini di cibo che attirino durante la notte gli animali selvatici. Il mattino presto lo sciamano esamina i “danni” fatti alle piccole costruzioni dagli animali deducendo se e quali siano le disgrazie che potranno colpire la famiglia interessata e conseguentemente quali sacrifici occorra fare al feticcio. Credenze, usanze e religioni diverse convivono in un popolo provato da così grande povertà, tale da renderlo, inconsciamente, persino aggressivo verso il turista, simbolo del benessere che “gratuitamente” soddisfa la propria curiosità scrutando in ogni luogo, stupito e sorpreso per il tipo di vita o per le usanze ancestrali praticate, e rimane scioccato nel vedere curare le ferite o le malattie con il sangue delle corna degli animali. Un caleidoscopio di etnie, tradizioni, culture, lingue e religioni è il Mali, paese dai forti contrasti, che inonda il viaggiatore di forti e indelebili emozioni.
 
Aldo Ramassotto

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