Lisistrata
Lidia Menapace. Femminile plurale 
Vicenza, 22 marzo 2014
27 Marzo 2014
 

Parto da Bolzano in macchina portata da tre giovani documentariste di Trento che mi “documentano”, arrivano da me, mentre cucino e preparo il bagaglio mi riprendono, chiacchierano, è molto piacevole, poi via verso Vicenza, un viaggio tranquillo per un percorso autostradale trafficato ma scorrevole: il peggio è quando arriviamo a Vicenza e facciamo un paio di giri turistici intorno al centro storico, prima di riuscire a imboccare la traversa giusta per arrivare dove è stabilito l'incontro.

Sono i Chiostri di Santa Corona, una grande e bella sala affollata e attenta. Monica Lanfranco che ha avviato la faccenda mi intervista mentre vengo ripresa e quindi tutto ciò che dico è documentato, spero di non dire sciocchezze. Le domande anche dal pubblico sono impegnative e interessanti, il consenso notevole e caloroso. Vengo poi intervistata anche da radio locali ecc. Questa iniziativa è importante anche perché segna un tentativo di avviare relazioni e pratiche tra varie storie facce vicende teste del movimento delle donne, del femminismo. È davvero una squisitezza, ci godo, mi piace proprio perché consente autonomia e relazioni insieme.

Come mi è capitato di inventare un pomeriggio a Bolzano in un incontro, presente Laura Cima: tra i generi testa la DIFFERENZA, ora rappresentata da un patriarcato vendicativo e revanscista, magari anche gentile, ma sempre patriarcato, nel genere femminile vale la VARIETÀ, tra noi niente di “uniforme” (il nome dell'abito militare) proprio il contrario della fantasia, tipica delle donne anche nell'abbigliamento, niente di ripetitivo, tutto sempre vario, mescolato. Ho fatto esempi anche a proposito dei colori, sulla base di una osservazione di Isabella Cherubini: quando sono colori frutto di mescolanze, sono meno stridenti e consentono di usare insieme tutte le sfumature possibili: insomma una bella e grande vicenda.

Ma non è finita, perché vengo poi ospitata a cena e a dormire a casa di una compagna che offre la scelta di una vita ospitale curiosa non conformista, ma non gridata per farsi vedere. Semplicemente molti modi di vivere relazioni inconsuete, forme della convivenza molteplici si incontrano nella grande casa di campagna ristrutturata e vissuta.

Qui, in tutta la vicenda, ho trovato conforto e riprova di molte mie invenzioni e speranze. È così evidente, che vorrei tornarci, che nel partire la mattina dopo dimentico dove mi hanno ospitata il berretto di panno nero con lustrini che avevo sulla zucca e che spero di riavere il 25 aprile, sennò dovrò tornarci...

 

Lidia Menapace


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