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Metti una sera in piazza con la "Barfì&Friends"
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo 
15 Ottobre 2006
 
Che cosa riesce a dire una Compagnia nata dialettale come la Barfì, quando si trova costretta sulla scena a tenere la bocca chiusa per ben cinquantacinque minuti? Per nulla facile impedire la parola a chi è abituato sì ad utilizzare un linguaggio complesso di segni, ma in modo spontaneo e a sostegno di ciò che sta dicendo. Una storia muta, per chi non è professionista del mimo, può essere una vera impresa.
Una sfida dunque, quella lanciata dal regista Fulvio Schiano ai protagonisti della performance L’ultima Fadiga replicata a fine agosto, in piazza San Martino. Immaginiamo i dubbi e le resistenze degli attori ai quali viene tolto improvvisamente l’audio… deve essere stata una vera fatica! Ma la sfida è riuscita, vista l’accoglienza del pubblico che ha riempito la piazza ed ha seguito con commozione, per la seconda volta, la storia di Cici Bonazzi, emigrante in Australia, ma con il cuore a Tirano.
Lo spettacolo aveva avuto il suo battesimo al teatro “Mignon” due anni fa ed aveva già suscitato grandi momenti di suggestione, sia per la particolarità della storia messa in scena, sia per l’uso di sequenze semplici, ma efficaci, a quadri, supportate da un ensamble di brani musicali appropriati e da una indovinata scenografia minimalista. Quell’idea di treno, solo una porta con un finestrino dal quale si affacciavano i personaggi, era perfetta per rappresentare il viaggio, il sogno e la speranza. E nel viaggio della speranza del concittadino Cici Bonazzi, i Tiranesi si sono riconosciuti.
Molto ricercati - come sempre - i costumi, preparati gli attori che hanno dovuto recitare la loro partitura fisica in sincronia con la musica, le immagini e le numerose scene che venivano ricreate sul palco, in pochi secondi, da quattro abili e quasi invisibili assistenti. Senza smagliature il mixaggio delle musiche, dei suoni e delle immagini. Importante la sottolineatura delle luci. La Compagnia Barfì&Friends si colloca, nello scenario delle filodrammatiche di valle, tra quelle che crescono in continuazione e ricercano modalità espressive sempre diverse. Chissà che cosa bolle di nuovo in pentola?
 
Roberta De Devitiis
(da Tirano & dintorni, ottobre 2006)

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