L'universo a spicchi
Milano, tallonata da Cantł nel Campionato, gią sogna le Final Four in Europa
04 Marzo 2014
 

Sedici squadre di cui quattro lombarde. Questa è la serie A 2013-14 della pallacanestro italiana. EA7 Emporio Armani Milano, Acqua Vitasnella Cantù, Cimberio Varese e Vanoli Cremona.

Due scoppiano di salute: Milano e, tutto sommato, Cantù; una, ossia Varese, va maluccio, date anche le prospettive iniziali e considerato che l'anno scorso aveva vinto la stagione regolare e sfiorato la finale scudetto (e contro Siena avrebbe potuto dire la propria); la quarta, Cremona, fa quel che può, con onore e con qualche rischio poiché staziona al terzultimo posto della classifica.

Ma facciamo un passo indietro per parlare di Europa giacché proprio nella principale competizione continentale l'Olimpia Milano marcia ben spedita e con un gioco convincente. Giovedì 27 febbraio in un Forum traboccante di orgoglio e passione i milanesi hanno raccolto la sfida del Panathinaikos, loro appaiato in graduatoria sino a quel momento con 4 vinte e 3 perse. Ne è scaturita una partita bellissima e ad alto contenuto emozionale. All'equilibrio iniziale ha fatto seguito lo scatto e lo scarto dei padroni di casa sospinti dal consueto Langford e da un positivo Samuels (che si è tinto la testa di rosso mentre Hackett si è presentato in versione rasata e non più similrasta). Invero tutti i giocatori di Banchi hanno dato il meglio di sé: Gentile nel secondo periodo, Jerrells e, il più umile fra tutti, Bruno Cerella, 8 punti in 07:54 con 1-2 da 2, 2-2 da 3, 3 rimbalzi, di cui 2 offensivi, 1 recupero e 1 stoppata. In aria, per terra, in aiuto, strisciando o volando, Cerella ha dato una lezione di cuore impagabile, tanto da meritarsi la standing ovation e l'urlo della folla a gridare/invocare il suo nome. Una gran bella soddisfazione per la 28enne guardia-ala piccola di Bahia Blanca, l'unico posto dell'Argentina in cui il calcio la spunta sul basket (non a caso è la città natale di un certo Manu Ginobili, alias l'asso di Reggio Calabria e di una grandissima Virtus Bologna prima, dei San Antonio Spurs poi). Pochi minuti, ma immensamente proficui, quelli buttati sul parquet da Cerella, e, come detto, un cuore senza pari, da leone.

Milano vola al + 18 (37-19 e 41-23), “pratica” archiviata? Non certo in uno sport quale la palla a spicchi. Spinti da un monumentale Gist, gli ateniesi, come formichine, continuano a portare briciole. Al pivot dall'atletismo super e dalla mano dolce dà una mano l'esterno Wright e i verdi, nonostante alcuni ministrappi della squadra di Banchi, riescono ad arrivare al 64-61, poi, ancora, al 66-63, 68-65... ma quei tre punti di scarto rimangono infine un abisso per gli uomini di Coach Pedoulakis. Vero è che Melli sbaglia due liberi preziosissimi sul 76-73 (e poco prima aveva commesso una banalissima infrazione di passi: strano per il giovane talento reggiano) e che il grande Diamantidis realizza i successivi due liberi del -1. Ma qui Langford segnerà il libero del 77-75 e non ci sarà più tempo perché gli ellenici possano riagganciare la vittoria. Per Milano si tratta del quinto match vinto sugli otto disputati e un notevole passo avanti per approdare alle prime otto, coltivando – perché no? – il sogno delle Final Four, che peraltro si disputeranno proprio a Milano.

 

Rituffandoci nel clima del campionato, Milano ha regolato domenica 2 marzo, per la ventunesima di campionato e per la sua decima vittoria di fila, la pur volitiva Venezia, mentre Cantù faceva un sol boccone della povera Cremona, la quale ci ha provato e creduto per un quarto di gioco, dopodiché i canturini hanno innestato il turbo. Con l'ultimo vantaggio marcato pro Torrazzo da Rich, 25-28, si è scatenato l'attacco dei brianzoli ed è stato un micidiale, terrificante, parziale di 18-0 a sigillare praticamente la gara: sugli scudi Uter, con 6 punti di fila, Gentile, con tre triple consecutive, autentiche prodezze balistiche – in forma smagliate il 24enne Stefano di Maddaloni, e prontissimo per la Nazionale –, e il razzente, sgusciante, incontenibile Ragland.

Il distacco fra i due team è andato sempre più ampliandosi sino al +29 (79-50). In grande spolvero la squadra di Coach Sacripanti ha mostrato scampoli di coesione, come in occasione della zone press che ha consentito brillanti recuperi (e sempre finalizzati). Il gioco in attacco ha potuto fluire in armonia. Una squadra dalla chimica (quasi) perfetta e con italiani pronti e protagonisti. Di questi tempi di stranieri dominanti (almeno come presenza nei roster) si è potuto anche vedere/ammirare un quintetto tutto italico: Gentile, Rullo, Aradori, Abass, Marconato. Personalmente non mi capitava da anni di vedere nella massima divisione un evento del genere. Da lustrarsi gli occhi, finanche commovente...

Cinque i giocatori in doppia cifra di punti per Cantù: Uter (11), Ragland (19), Aradori (13), Cusin (11) e Gentile (14).

Cantù, con Brindisi, tallona Milano in classifica. Si potrebbe prospettare una finale tutta lombarda. Un derby anche fra fratelli: Alessandro contro Stefano Gentile. E papà Nando, indimenticato play dello scudetto '96, l'ultimo dei meneghini, tornerebbe a respirare aria di tricolore.

 

Alberto Figliolia


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