Lo scaffale di Tellus
Luca Leoni. “Se tu mi chiedessi”, ovvero la realtà che precede la fantasia 
Storia e storie, fra cronaca e memorie, di Maria Lanciotti
18 Febbraio 2014
   

Due oggetti cari alla scrittrice Maria Lanciotti hanno innescato il detonatore a catena di un bilancio di una vita corale (la sua, quelle dei suoi cari e quelle del mondo intero): la conca di rame perduta e il quadernino gelosamente conservato sin dai tempi della pubertà. Da millenni, gli oggetti sono sempre presenti nelle opere letterarie. Passano di mano in mano, testimoni di una staffetta di valori e istinti che si dilata per manciate di generazioni. Sono pietre filosofali che svolgono ruoli da protagonista nei mutamenti individuali e familiari. Assorbono positività e negatività senza mai trasmetterle ai loro temporanei possessori. Talvolta scompaiono, com'è stato per la conca di rame, dimenticata fuori del portone di casa e trafugata, probabilmente, non per il suo valore artistico (e affettivo) ma per ricavarne vile denaro. Specchio di una realtà sociale avida e sorda ai sentimenti. E allora la ricerca interiore dell'oggetto caro andato perduto induce l'animo a vestirsi da Ulisse e a salpare verso mari sconosciuti. Gli approdi sono gradi crescenti di saggezza e conoscenza; ogni volta che si attracca nel proprio porticciolo nascosto nel fiordo interiore c'è un tesoro in più da nascondere nel proprio campicello.

La domanda che si pone Maria Lanciotti mentre dialoga con i suoi nipoti (e con il lettore) sa del messaggio cinematografico di Michelangelo Antonioni: c'è possibilità di comunicazione tra diverse generazioni, quando ciascuna è avvolta nel proprio bozzolo di autosufficienza? Una risposta, implicita e apparentemente asettica, viene fornita dal suo diario 'globale' che occupa la parte più corposa del suo dittico letterario e che si espande dagli anni sessanta del Novecento al 2009. L'altra soluzione al quesito, quella affettiva e che più è cara all'Autrice, viene fornita dalla coperta fatta di patchwork da lei confezionata, “una coltre colorata di vita, anche se imperfetta e con la trama sfibrata”: un'opera di cucito iniziata e interrotta a più riprese ma infine terminata, come la stesura di Se tu mi chiedessi, per la quale sono stati necessari anni di incertezze e decisioni, revisioni e determinazioni. La coperta, passando (e in costante fase di passaggio) di generazione in generazione e avvolgendo il neonato di turno, è la risposta tangibile e ottimistica alla possibilità di comunicare tra membri della stessa famiglia nati in epoche diverse.

Se tu mi chiedessi, opera letteraria nata come “sguardo di chi c'era e memoria di chi c'era” è l'omaggio di Maria Lanciotti a sua madre nel centenario della sua nascita, nonostante il difficile canale affettivo tra madre e figlia. Inizia con il ricordo del suo primo viaggio in treno, termina con il mito di Ulisse “che non tramonta mai”. Vita come metafora di un viaggio tutto sommato dai buoni auspici, quella confessata dalla Lanciotti, “succo della lunga migrazione che ci vuole sul piede di partenza con la mente che pensa già al ritorno”.

Buon viaggio, o lettore. I venti e le correnti della vita ti siano propizi.

 

Luca Leoni

 

 

 

Maria Lanciotti

Se tu mi chiedessi

Storia e storie fra cronaca e memorie

UniversItalia, Roma, 2013, € 12,00

 

 

Le foto in allegato, dall’inserto fotografico del libro, sono di Roberto Canò.


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