Diario di bordo
Radicali. Droghe: Napolitano ha parlato invano? 
Politicamente incomprensibi­le e tecnica­mente risibile che la presidenza del consiglio sostenga legge Fini-Giovanardi
31 Gennaio 2014
   

Con cinque striminzite paginette, il Presidente del Consiglio dei Ministri, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, è intervenuto in difesa della legge n. 49/2006, sedicente legge “Fini-Giovanardi”, che esattamente otto anni fa fece di tutta l’erba un fascio, unificando le tabelle degli stupefacenti e di conseguenza anche le pene previste (questo ha significato passare, per la cannabis e i suoi derivati, da una pena con minimo di due e massimo di sei anni di reclusione a una pena da sei a venti anni di reclusione); e lo fece in modo subdolo, nascondendo questo pesante aggravamento del regime proibizionista all’interno di un decreto-legge nato per finanziare le Olimpiadi Invernali di Torino del febbraio 2006.

L’11 febbraio prossimo la Consulta dovrà esprimersi sulla costituzionalità della Fini-Giovanardi.

Riteniamo, innanzitutto, il ricorso del governo politicamente incomprensibile. Enrico Letta ci risulta essere sempre esponente di punta di quel PD che otto anni fa criticò apertamente in aula sia i contenuti della “Fini-Giovanardi” sia le modalità con cui venne imposta al Paese, privando il Parlamento di un dibattito adeguato alla portata delle modifiche apportate al Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/1990). Ed Enrico Letta è stato il primo ad applaudire i recenti interventi del presidente della Repubblica che hanno pesantemente stigmatizzato una decretazione d’urgenza abnorme, che è andata ben oltre i paletti costituzionali.

Il ricorso è, inoltre, tecnicamente risibile. L’Avvocatura dello Stato imputa alla Corte di Cassazione, che ha richiesto il pronunciamento della Consulta, di non aver tenuto conto che nel giudizio di merito la pena inflitta all’imputato – accu­sato del tra­sporto di circa quat­tro chili di hashish – avrebbe potuto essere dimi­nuita appli­cando l’attenuante del “fatto di lieve entità”. Ebbene, anche gli studenti universitari al primo anno di Legge sanno che la Cas­sa­zione non può appli­care atte­nuanti, ma solo con­trol­lare – come pun­tual­mente ha fatto nel nostro caso – se i giu­dici di merito le hanno negate legit­ti­ma­mente. Le carceri sono piene di migliaia di dete­nuti cui l’attenuante viene negata dai nostri tri­bu­nali per la deten­zione di quan­ti­ta­tivi di can­na­bis infe­riori anche cento volte a quello che ha indotto la Cas­sa­zione ad inviare il pro­cesso alla Consulta.

 

Rita Bernardini e Giulio Manfredi


 

 

Fonte: www.radicali.it


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