Diario di bordo
Roberto Malini. Il sogno di Ipat
Mia Copalea, Ipat Ciuraru, Dario Picciau e Roberto Malini per le vie di Pesaro
Mia Copalea, Ipat Ciuraru, Dario Picciau e Roberto Malini per le vie di Pesaro 
29 Gennaio 2014
   

Pesaro – A volte i sogni si avverano. Sogni di umanità, di uguaglianza, di giustizia sociale. Sogni! Il sogno di Ipat, nostro fratello, orgoglioso rappresentante della cultura rom, coraggioso difensore dei diritti umani, era, fino a ieri, quello di uscire dal carcere di Pesaro, dove si trovava per uno di quei labirintici anacronismi giudiziari che sono così frequenti nella letteratura di Kafka e... qui in Italia. Ipat avrebbe dovuto scontare sei mesi dietro le sbarre, privato di un dono che per i rom – e per tutto gli spiriti liberi – è importante come l'aria, come l'acqua. Dopo “soli” tre mesi, invece, è libero. “Quasi” libero, perché è attualmente affidato a un centro di ospitalità di Pesaro. Però... niente più sbarre e possibilità di vedere i cari genitori, la moglie, gli amici. Per tre mesi. Oggi, finalmente, mi ha telefonato. Era insieme al Papà, Toma, e alla mamma, Mia. Felici. Tutti felici fino all'esultanza.

A volte i sogni si avverano, ma solo se qualcuno li rende possibili, con la fede, l'impegno, la determinazione, l'amore: ecco lo spirito del sognatore! Il sogno di Ipat è stato reso possibile prima di tutto grazie all'avvocato Ina, una legale di enorme valore professionale e umano. Ina ha stretto i tempi, raccolto materiale su Ipat, incontrato i magistrati del Tribunale ordinario e quelli del tribunale minorile, i servizi sociali. Grazie al suo lavoro, le porte del carcere si sono aperte e Ipat non è più prigioniero. Non è ancora libero come il vento, ma non è più prigioniero.

Oggi, dopo aver appreso da Ipat stesso la bella notizia, ho chiamato Ina: “Grazie. Ipat in questo istante è con i suoi. Sono felici. Il merito è tuo, Ina: sei un avvocato formidabile e un grande essere umano”. Lei, che è modesta, ha minimizzato i suoi meriti: “Ma no, Roberto, grazie a voi. Ipat merita di essere libero, perché è una brava persona e il giudice l'ha capito!”. Allora le ho detto: “È vero, ma sei stata in ogni istante il suo angelo custode!”. Ina ha riso, divertita e commossa da quel paragone. Altre persone sono intervenute senza risparmiarsi, per ottenere questo risultato: Lia, Chiara, gli amici pesaresi delle Ruote Rosse e quelli che si impegnano accanto a me nel Gruppo EveryOne: Dario, Glenys, Fabio, Steed. Grazie a Maurizio, sempre generoso e a Laura, che vigila, pronta a intervenire quando si presenta un nuovo ostacolo. Siamo felici, perché la libertà di Ipat è anche un po' quella di chi gli vuole bene!

 

Roberto Malini


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