Oblň cubano
Orlando Luís Pardo Lazo. Non siamo niente
16 Gennaio 2014
   

Finalmente è rimasto solo.

Curvo, il suo profilo greco perfetto adesso divenuto quello di un avvoltoio.

Si nota una certa saggezza classica nelle specie rapaci. Qualcosa di nobile nel gesto aduso a mangiare carogne.

Non è neppure lontanamente senile, come dice chi è stato sempre suo nemico.

È semplicemente solo, in un mondo irriconoscibile, circondato da volti reminiscenti. Tracce di totalitarismo.

Intorno a lui, tutti comprendono la scena alla perfezione. Gli sorridono con misericordia. Gli scattano foto impunemente. Si credono privilegiati perché assistono agli ultimi aneddoti della Rivoluzione. A volte alcuni si mostrano impazienti o nervosi. Sanno che la Rivoluzione terminerà con quel corpo che arranca. Sanno che ci saranno conseguenze più fisiche che legali.

 

Nel frattempo, ci avviciniamo morbosamente agli occhi svuotati del Leader Minimo, del Compagno in Capo che ormai non ostenta più alcuna carica dittatoriale, e che si dedica appena a toccare gli oggetti con un indice non più assassino ma innocente come quello di un neonato. Dopo aver imposto tanta barbarie come strategia eterna di governabilità, adesso Fidel sta vivendo in Braille. La sua morte sarà tattile. La preghiera cubana dell’estrema unzione gli arriverà con puntolini fitti sulla sua pelle, forse per mano del Cardinale.

 

Senili, in ogni caso, siamo noi. Che gli permettiamo quella solitudine salvifica, dando le spalle al mondo riconoscibile, circondato di repressori in uno stato sublime rivolto al futuro. Totalitarismo da tracciare.

 

Orlando Luís Pardo Lazo

Traduzione di Gordiano Lupi


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