Archeologia editoriale
Vincenzo Cardarelli. Lettere ad una adolescente (1983)/ 5.
(foto P. Garofalo)
(foto P. Garofalo) 
15 Gennaio 2014
   

Roma, li 8 Febbraio 1922

 

Cara Mary, le scrivo due righe in fretta perché sono ancora stordito dal viaggio e, per di più, mi alzo adesso. Ma non s’allarmi, non è ancora mezzogiorno, e Roma è piane di sole e risplende tutta sotto i miei occhi. Gli uffici de La Ronda non sono più quelli che lasciai ma sono stati trasferiti in due stanze accanto una delle quali, quella dove scrivo, molto vasta, con un ampio tavolone pare fatta per un consiglio dei ministri e ha una finestra che scopre come le ho detto tutta Roma, da Monte Mario, all’Aventino e al Campidoglio. In questo momento è uno spettacolo bellissimo. Ho fatto un viaggio abbastanza felice, riposando, se non dormendo, fino a Roma, quasi sempre solo nello scompartimento. Soltanto a Spezia due figuri apparsi per breve tratto, mentre io dormicchiavo, ebbero l’abilità di rubarmi sotto il naso una bottiglia di Barolo, già in parte consumata, che la signora Campi mi aveva offerto gentilmente a ristoro e sostegno del mio melanconico viaggio. Ma me ne accorsi solo la mattina dopo e non me ne dolsi troppo. Racconti questo a sua madre e le dica di stare attenta alle bottiglie quando si metterà in viaggio.

Ho già visitato la redazione del Tempo che è desolatissima. Credo che questo giornale non si rialzerà più e perciò non penso affatto di rientraci. La mia sola intenzione è di mettermi ora a lavorare per la Ronda che ne ha molto bisogno e altro non cerco. Ho visto Barilli, Bacchelli e Montano, etc. tutti con me cordialissimi. Purtroppo la camera che Saffi mi aveva procurato non può essere per me; è piccola, buia, fredda, lontana dal centro. Inoltre questa famosa famiglia è composta di due giovani sposi dall’aria piuttosto miserabile con un moccioso che piange la notte e ha il morbillo. Si figuri se io posso rimanere in una simile caverna. Oggi stesso mi metterò in moto per cercarmi un’altra camera, sebbene con poca fiducia di trovare un luogo come dico io e che potrebbe essere la mia salvezza. La sola cosa buona che ho trovato a Roma sono, come le ho già detto, i nuovi uffici de La Ronda.

Ora mi dice una cosa? Era lei che stava al passaggio livello del Petit Casino la sera della mia partenza? Credo di non essermi sbagliato quantunque avrebbe fatto meglio a rimanere in casa dove io la pensavo appunto, scorrendo il treno davanti alla sua finestra, e dove persino dietro le inferriate m’era parso di vedere l’ombra sua e quella di Bice addossate l’una all’altra. Ma fui contento di vederla lo stesso. E lei non mi vide e forse nemmeno udì il mio saluto gridatole con una voce formidabilmente alta, per vincere il rumore del treno, che sorprese me stesso. Vicino a lei c’era una coppia; uomo e donna. Chi erano? Good bye piccola Mary. Perdoni se non mi dilungo di più. Cominciano a venire gli amici. Mi scriva qualche cosa e mi dica che sta sana, che è buona, contenta, etc., insomma che non vuol tradire né la stagione che è bella né la sua età che vuole essere gioconda. Saffi si è molto informato di lei e di tutta la famiglia lamentando ancora una volta la morte del suo povero padre che ricorda con viva simpatia. In quanto agli altri, io ho evitato di far racconti sulla mia vita di San Remo e così non posso dirle nulla. Saluti a Bice e alla mamma.

 

Suo affezionatissimo e inestinguibile amico

V. Cardarelli 

 

 

5 – segue


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