Le vie per la musica
Karlheinz Stockhausen. Udire l'inudibile
06 Gennaio 2014
 

Voler parlare di Stockhausen è una sfida impegnativa, per lo spessore dell'uomo, per la mole delle sue composizioni, per il suo modo di pensare e di vivere la vita. In questi mesi ricorre l'anniversario della sua morte e, affrontando un aspetto della sua musica, vogliamo ricordarlo.

Karlheinz Stockhausen ci ha lasciato il 5 dicembre del 2007, all'età di 79 anni. La sua lunga parabola artistica si muove dall'inizio degli anni '50 e perdura fino alla morte. Nel periodo in cui Stockhausen inizia a comporre, lo scontro tra la musica elettronica e quella concreta provoca uno squarcio tra la musica tradizionale e la musica d'avanguardia, squarcio che resta ancora oggi non del tutto rimarginato. La spaccatura tra la musica tradizionale e quella contemporanea era molto profonda; Stockhausen seguiva la lezioni, a Parigi, di Oliver Messiaen dedicandosi alla musica seriale a alla musica puntuale. Infatti fu tra i primi ad intuire le grandi potenzialità delle nuove tecnologie e delle nuove scoperte sul suono, riuscendo a trasformare i semplici suoni elettronici iniziali, non dotati di grande respiro, in materiali musicali di grande importanza e forza espressiva, componendo tra 1959 e 1960 Kontakte, nelle due versioni per nastro magnetico solo o con percussioni e pianoforte. Dirà lui stesso riguardo la sua composizione «In the preparatory work for my composition Kontakte, I found, for the first time, ways to bring all properties under a single control».

Negli anni '60 invece sarà tra i primi a sperimentare i live electronics, facendo convivere strumenti tradizionali ed elettronici: opera fondamentale Mikrophonie I per tamtam, due microfoni, due filtri e regia del suono, nella quale il microfono si trasforma in un microscopio, pronto a seguire ogni minima variazione di timbro del tamtam. Pian piano inizia a concepire gli strumenti elettronici non in contrapposizione a quelli classici, ma come degli strumenti tradizionali, arrivando a fonderli in molte delle sue opere.

Ma Stockhausen, prima di arrivare a concepire capolavori come Kontakte e Gesang der Junglinge, realizza tre composizioni alquanto differenti da ciò che verrà dopo: Etude (1952), Studie I (1953) e Studie II (1954); queste composizioni possono risultare abbastanza primitive e non molto innovative, non fosse per i suoni che non sono proprio normali. Entra in scena la cosiddetta memoria sonora, i cui primi brevetti risalgono al fonografo di Edison del 1877 anche se per lo scienziato non doveva essere utilizzato per la musica, ma per la conservazione di discorsi e documenti parlati. Il meccanismo è molto semplice. Le vibrazioni vengono incanalate verso una membrana che, a sua volta, fa muovere una puntina che incide un solco su un cilindro ruotante. Con questa invenzione (che impiegherà quasi 100 anni per essere perfezionata) si aprono nuove porte per la musica. Infatti, mentre in precedenza gli strumenti elettronici venivano utilizzati come calchi degli strumenti tradizionali, ora, con l'invenzione del registratore a nastro magnetico, la memoria sonora può essere utilizzati a scopi compositivi. I primi ad utilizzarlo sono le emittenti radiofoniche ed proprio lì che che si diffondono le nuove correnti. Nasce così la musica elettronica, a Parigi come musique concrete, a Colonia come elektronische musik, a Milano come fonologia musicale. Stockhausen sfrutta queste nuove scoperte per comporre utilizzando strumenti concreti, e lo fa a Parigi, alla corte di Messiaen. Progetta un'opera fondata sulla registrazione di un pianoforte preparato e sulla lavorazione del nastro dove sono incisi i suoni attraverso ripetizioni del suono, selezione di frammenti, cambi di velocità e, infine, montaggio. Il tutto utilizzando strumenti come metro, forbice e nastro adesivo. Il risultato è curioso, non si riconosce il suono, ma solo un ritmo.

Il mezzo elettronico sarà il suo nuovo strumento. E così nasce, in uno studio radiofonico, in Germania, Studie I per soli suoni sinusoidali, basato sul numero sei. È una composizione organizzata in strutture che si susseguono nel tempo, composte da sequenze simultanee o in successione, ogni sequenza composta da una successione di misture di note. Il progetto molto ambizioso e preciso, sarà penalizzato dai limiti tecnologici dell'epoca ma sarà alla base delle composizioni successive Studie II e Gesang Der Junglinge. Le ricerche avviate con queste opere sono punti di partenza molto importanti per gli sviluppi successivi, non solo nella musica elettronica. Basti pensare alle opere orchestrali di quel periodo come Gruppen Fur Drei Orchester, dove tre orchestre, posizionate a ferro di cavallo si muovono nello spazio con diversi tempi e gruppi di suoni che non sempre hanno la stessa velocità, oppure Carrè per quattro orchestre, quattro cori e quattro direttori. In Kontakte, per suoni elettronici, il suono si muove intorno all'ascoltatore a varie velocità e questa diviene l'elemento fondamentale della composizione. Riguardo al titolo dell'opera ha detto Stockhausen: «Refers both to contacts between instrumental and electronic sound groups and to contacts between self-sufficient, strongly characterized moments. In the case of four-channel loudspeaker reproduction, it also refers to contacts between various forms of spatial movement». A livello tecnico, i suoni elettronici di Kontakte sono impressi su un nastro e diffuso tramite quattro altoparlanti posti ai quattro angoli della stanza. Ma non solo l'aspetto dello spazio la grande novità in questa opera, infatti Stockhausen aveva in mente per l'opera anche determinati pensieri riguardo alla fruizione e al rapporto che si viene a creare con il pubblico. Kontakte doveva essere fruibile in diverse e variegate situazioni di ascolto come la riproduzione domestica in casa, la radio o luoghi in cui il pubblico esce ed entra in maniera libera, senza subire una situazione di disagio. Questo disagio percepibile se iniziamo a sentire un'opera non dall'inizio ma da un qualsiasi punto centrale, questo non doveva esistere per Stockhausen nella sua opera. Non esiste più un racconto musicale, formalmente diviso in parti, si perdono i punti fondamentali che sono l'inizio e la fine. Infatti si ha proprio l'impressione, in qualunque momento si entri o si esca dall'opera, che la musica sia appena cominciata e, nello stesso tempo, che non abbia una fine ma che possa continuare all'infinito. Infine, il lavoro esiste in due versioni (senza che l'una tolga o aggiunga nulla all'altra): per soli suoni elettronici, o con l'aggiunta, rispetto a questi, di due esecutori, uno al pianoforte e uno alle percussioni, che suonano dal vivo in sincrono con la musica diffusa dagli altoparlanti: e in quest'ultimo caso, i contatti si riferiscono all'incontro-scontro tra due famiglie sonore contrastanti: quella elettronica e quella strumentale.

Un'opera, quella di Stockhausen, che ha reso più liberi e consapevoli tutti coloro che ci si sono incontrati/scontrati.

 

Matteo Moca


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