Archeologia editoriale
Vincenzo Cardarelli. Lettere ad una adolescente (1983)/ 1.
02 Gennaio 2014
 

Vincenzo Cardarelli

Lettere ad una adolescente

A cura di Gian Mario Marini

Prefazione di Aldo Camerino

Edito da Vanni Scheiwiller in 1.000 copie numerate il 7 Aprile del 1983

 

 

 

Cara Signorina,

sono contento di avere il suo indirizzo e di poterle dire tutta la mia gratitudine per il delicato ricordo ch’ella serba di me. Il dono che mi fa è inestimabile. Vorrei essere molto più allegro e divertente di quel che non sono per scriverle delle cosettine che sento a suo riguardo e che credo la potrebbero piacevolmente interessare, ma io non sono purtroppo che uno scrittore eccessivamente serio e grave. Non voglio con questo fare offesa al suo ingegno, che stimo molto e ritengo capace di ogni comprensione, intendo far omaggio alla sua età, la quale è ai miei occhi un pregio, se è possibile, ancor più raro e insigne della sua stessa intelligenza. La mia simpatia per lei è vivissima e piena di rimpianto, appunto in ragione di queste due realtà ch’ella possiede e che raramente si trovano congiunte. So quanto simili grazie della natura siano delicate e piene di sbilanci precoci e rimango silenziosamente perplesso davanti a Lei. Avrei anche voluto ch’ella non leggesse i miei libri, non per superbia, come lei ha mostrato di credere, ma per discrezione. Ma ora il male è fatto e non c’è rimedio. Lei mi chiede spiegazioni su frasi che non capisce. Che cosa vuole che le dica, amabile signorina Mary? Lei ha già capito troppo e al di là di quel che io potessi sperare, se le poche frasi che non le risultano chiare si riducono a queste o a qualche altra del genere. Quanto alla prima è impossibile spiegargliene il senso perché presuppone una certa famigliarità e conoscenza di scrittori ai quali quella frase si riferisce. La seconda è più semplice e vuol dire: la mia coscienza non ignora il valore del limite nelle cose, anzi vi aspira, lo rispetta, se non che la mia natura sregolata e senza misura, la mia natura passionale, non lo conosce. Onde il dramma psicologico adombrato in quelle due righe. È contenta? Ci ha capito di più adesso? Ma vede che sorta di confessione mi ha strappata.

E ora volentieri le parlerei di Venezia, se la conoscessi. Ma io non conosco che una piccola veneziana. Vuole che ne canti le lodi? Forse non sarebbe impossibile che parlando del suo colorito pallido e caldo, dei suoi occhi lagunari, del suo passo di danza, della sua voce piena di dolci e tenere modulazioni, della sua stessa armonia spirituale regolata da una istintiva prudenza, di tutti i suoi pregi insomma, e delle sue moine come delle sue fantasie, io riuscissi a dare un’idea della grazia e del colore favoloso di Venezia: un’idea tutta illusoria come se ne compiace la poesia. Desidera dunque che io lo faccia? Lo farò non dubiti, ma quando avrò tempo. Per adesso il duro lavoro mi attende e Roma è splendidissima in questo settembre: due cose, come vede che non possono stare insieme. Sì che passo i miei giorni deambulando, che vuol dire camminare, pieno di nere preoccupazioni e senza nulla concludere. In tale stato mi capita talvolta di ricevere, con somma ed indicibile contentezza, qualche segno scritto dalla sua mano. Del resto la mia vita è deserta e senz’altra consolazione. Dimenticavo però che stasera vado al Costanzi a sentire la Bohème. Veramente l’esistenza non è così ingrata come si crede. Addio per oggi, carissima lettrice. Non si voglia privare in seguito di qualche altra gentile sorpresa, né dubiti mai un istante della mia affettuosa simpatia che le conserverò sempre intera.

                                                    Suo devotissimo

V. Cardarelli

 

 

1 – segue


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