Sė, viaggiare
Emanuele Gessi. Racconto da un viaggio ad Olbia per portare aiuti agli alluvionati
22 Dicembre 2013
 

È stato sopratutto grazie al lavoro preparatorio dell'amica Francesca (assistente sociale in Olbia) che abbiamo potuto contattare direttamente le persone che abbiamo incontrato e visto i luoghi che abbiamo potuto vedere. Al nostro arrivo la situazione “apparente” della zona era già stata ampiamente “riparata”; è stato quindi davvero importante poter andare porta a porta e incontrare direttamente le persone che ci hanno mostrato il vero volto della loro tragedia.

Case come gusci vuoti, mobili gonfi ed elettrodomestici irrimediabilmente rovinati dall'acqua, letti e materassi rovinati – condizione, questa, ulteriormente aggravata dal non sapere dove dormire o, nel migliore dei casi, dover dipendere da parenti o conoscenti per farsi ospitare col relativo forte disagio morale. Anziani, con lo sguardo smarrito di bambini insicuri, che hanno un gran bisogno di parlare con chiunque li ascolti circa la loro tragedia, che ti dicono che forse era meglio se l'acqua se li fosse presi perché adesso non sanno come trovare la forza morale e i mezzi per ricominciare. Dappertutto gente che pulisce, che accatasta i tantissimi mobili inutilizzabili, che guarda desolata la propria auto da buttare, recuperata a centinaia di metri da dove era parcheggiata, spinta fin là dalla furia dell'acqua... auto magari comprata il mese prima con grande sacrificio... tutte utilitarie, niente macchinoni!!

Dappertutto gente che ha voglia di raccontarti e di farti vedere cosa è successo durante l'alluvione... quello che ha visto esplodere il muro di cinta del suo orto, dove stava lavorando, spinto dalla furia dell'acqua contro il muro della casa e “per fortuna” che erano più di due metri di acqua che l'hanno alzato fino a permettergli di arrampicarsi sul tetto di una veranda dove poi è rimasto per oltre 4 ore... quello che ti racconta di aver visto arrivare contro la sua casa un rullo compressore da 15 tonnellate portato dall'acqua da un cantiere oltre due chilometri a monte e che all'ultimo momento è stato deviato da qualcosa, o da “qualcuno”'... dice lui... quello che tra l'altro ha perso le protesi acustiche che aveva appena finito di pagare a rate (oltre 2000 euro) e che si mette a piangere quando gli porgo la busta con un po' di soldi e mi abbraccia forte e mi dice che ringrazia Dio che ci sono persone come noi... e piango anche io... in tutto questo la grande dignità di queste persone che accettano ciò che abbiamo portato loro per aiutarli ma poi ti dicono basta cosi, è sufficiente, datene anche ad altri... una signora, mentre le porgevamo la busta coi soldi raccolti e divisi equamente per tutti i contattati, ci dice che proprio non le servono e di darli a qualcun altro che ne ha bisogno, persona che abbiamo immediatamente trovato in una giovane mamma, senza lavoro e con figlia a carico, che viveva in un seminterrato distrutto ed ora ha avuto ospitalità negli “uffici” di una piccola azienda di amici.

Quanti incontriamo sono, tutti, pacati e dignitosi ma anche molto arrabbiati con le istituzioni che anche qui come in tutte le altre tragedie del nostro paese non perdono occasione per mostrare il loro lato peggiore. Si parla di camion di materassi donati da un produttore che anziché essere distribuiti a chi è senza sono stati dirottati verso le forniture per il nuovo ospedale in costruzione. Si parla di accaparramenti di aiuti da parte delle parrocchie che poi faranno bella figura (col lavoro degli altri) distribuendo, dicono in modo parziale e fin troppo mirato, queste cose per Natale. Si parla della CRI che ha magazzini pieni di cose che non vengono distribuite... ho visto personalmente foto fatte da un privato dalla finestra di uno di questi magazzini dove si vede una montagna di cose buttate alla rinfusa: vestiti, acqua, pasta, scarpe ecc. con nessun rispetto per chi le ha donate e per chi, forse, le riceverà. Si parla della burocrazia della protezione civile e delle lunghe code e domande da compilare per avere qualche chilo di pasta e di pelati, tanto lunghe che la gente si stanca e se ne torna a pulire casa. Ecc. ecc. ecc.

Questo è quanto abbiamo visto e vissuto nel nostro giro a Olbia... che sono MOLTO felice di avere fatto...

 

Emanuele Gessi

presidente Omeo Bon Bon Onlus

 

 

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