In tutta libertà
Gordiano Lupi. Il rosso e il blu (2012) di Giuseppe Piccioni
27 Novembre 2013
 

Regia: Giuseppe Piccioni. Soggetto: Marco Lodoli. Sceneggiatura: Giuseppe Piccioni, Francesca Manieri. Fotografia: Roberto Cimatti. Montaggio. Esmeralda Calabria. Produttore: Donatella Botti. Casa di Produzione: Bianca Film. Durata. 90’. Genere: Drammatico. Distribuito: 21 settembre 2012. Prima nazionale: 17 agosto 2012. Interpreti: Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Roberto Herlitzka, Silvia D’Amico, Davide Giordano, Nina Torresi, Ionut Paun, Lucia Mascino, Domiziana Cardinali, Gene Gnocchi, Elena Lietti, Alexandru Bindea, Marco Casazza, Roberto Brunetti. Premi: David di Donatello - nomination Miglior Attore Protagonista a Roberto Herlitzka. Nastri d’argento - nomination Miglior Produttore a Donatella Botti: nomination Miglior Sceneggiatura a Piccioni e Manieri. Ciak d’oro - Alice Giovani a Giuseppe Piccioni. Bif&st - Premio Vittorio Gassman per il Miglior Attore Protagonista a Roberto Herlitzka.

 

Il cinema italiano non è soltanto Checco Zalone e Paolino Ruffini, per fortuna, non è solo television-movie, non presenta solo imbarazzanti remake di successi del passato (Il vedovo). Ci sono ancora registi capaci di scrivere storie per il grande schermo ben calate nella realtà, come Giuseppe Piccioni (1953), autore di una manciata di pellicole che vanno da Il grande Blek (1987) a Il rosso e il blu (2012) nelle quali è difficile imbattersi in una caduta di stile. Fuori dal mondo (1998) e Chiedi la luna (1990) sono due tra i suoi lavori più convincenti, ma anche Giulia non esce la sera (2009), interpretato dai bravi Mastandrea e Golino, non è da sottovalutare. Piccioni è un regista che racconta piccole storie quotidiane, spesso premiato da critica e festival, ma non abituato ai grandi incassi e al successo popolare.

Il rosso e il blu è una pellicola che riconcilia con l'asfittico cinema italiano contemporaneo, un lavoro onesto basato su un soggetto di Marco Lodoli, sceneggiato a dovere dal regista e da Francesca Manieri, girato con mestiere e interpretato da tre ottimi attori come Margherita Buy (la preside), Riccardo Scamarcio (il supplente d'italiano) e Roberto Herlitzka (il vecchio professore di storia dell'arte). A parte Gene Gnocchi, che non è il massimo come compagno della preside, convincono anche i giovani attori nelle vesti di studenti.

La storia racconta in maniera credibile un anno scolastico di un liceo romano diretto da una giovane preside nevrotica (Buy) che prende sotto la sua ala protettrice un ragazzino con gravi problemi familiari. Nel liceo c'è anche un anziano professore di storia dell'arte (Herlitzka), deluso da tutto e da tutti, che si lascia vivere e disprezza i ragazzi, non sforzandosi neppure di capirli. Sarà una vecchia studentessa a far rifiorire in lui l'amore per la scuola e la gioia di fare lezione, anche se il suo destino è segnato da un male incurabile. Un giovane supplente d'italiano (Scamarcio), invece, cerca di calarsi nel mondo dei ragazzi ma con quanti tentativi faccia non riesce a capire certi atteggiamenti, soprattutto la personalità di una ragazzina che tenta di portare sulla retta via.

Il rosso e il blu è una commedia, proprio perché racconta la vita con i suoi alti e bassi, non fornisce spiegazioni stereotipate né si abbandona ai luoghi comuni, ma cerca di andare oltre le ovvietà da fiction televisiva. Piccioni ricostruisce molto bene l'ambiente scolastico e il mondo degli adolescenti, quasi come Francesco Bruni nel riuscito Scialla. Presenta i fatti, espone gli eventi, senza dare spiegazioni, senza mai forzare la mano sul facile pietismo o su un eccessivo romanticismo. I personaggi non sono stereotipati, vanno oltre la macchietta del vecchio professore disilluso, del giovane supplente pieno di buona volontà e della preside alle prese con problemi più grandi di lei. Il finale aperto, quasi pasoliniano, con l'ultima campanella che suona per sottolineare il distacco definitivo tra il giovane docente e i suoi alunni, è uno dei momenti più riusciti del film. Ottime diverse parti oniriche e intensi flashback sul passato e sulla vita dei protagonisti. Una pellicola incoraggiante per il povero cinema italiano.

 

Gordiano Lupi


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