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Vetrina/ Windsongs of the Kgalagady, Canti del vento del Kgalagadi 
Settembre con Barolong Seboni ed Elena Merendelli, traduzione di Marisa Cecchetti – 6.
27 Settembre 2013
 

Windsongs of the Kgalagady

 

Windsongs blow from the Kgalagadi

Skirting the growing fields

Like a maiden’s dress

Coyly blown by a careless gust

And gets caught by the thorny bush.

Flirting dustily with the corn,

The windsongs pollen-mate with the flowers.

 

The windsongs that blow from the desert

Cut through the reeds of Lethlakeng

Fluting into splices of savanna songs

Drowing out the grating rivers of sand.

 

Tsodilo* lords over the landscape

As the windsongs come echoing

Through his cavernous corridors

In ancient but new tunes

Whose notes are fossilised like signatures

On his tattooed granite skin.

 

Tsodilo, lording over the land

In his stone-still silence of knowing

Funnels and fans the songs

Of the wind that blow through his caves.

 

These windsongs that carry

Knowledge of themselves and are heavy

With weight of their own understanding,

Blow across the mourning mists of Serorome valley

Hovering over the mysterious land of waters,

Waters of land that swamp the Okavango.

 

These windsongs that blow

From the Kgalagadi

Are the birthsongs

And lifesongs

Of an ageless people

Come of age.

 

* Tsodilo: a hill, famous for its painted caves by ancient San artists.

 

 

 

Canti del vento del Kgalagadi

 

I canti del vento soffiano dal Kgalagadi

Sfiorando i campi in germoglio

Come abito di donna

Soffiato con pudore da una raffica distratta

E attaccato da un arbusto spinoso.

Amoreggiando polverosi con il grano

I canti del vento impollinano i fiori.

 

I canti del vento che soffiano dal deserto

Tagliano tra le canne di Letlhakeng

Flautano intrecciati ai canti della savana

Inondando gli aspri fiumi di sabbia.

 

Tsodilo* signoreggia sul paesaggio

Quando arrivano i canti del vento echeggiando

Attraverso i suoi corridoi cavernosi

In toni antichi ma nuovi

Le cui note si fossilizzarono come firme

Sulla sua pelle di granito tatuata.

 

Tsodilo che signoreggia sulla terra

Nel suo silenzio pietroso di conoscenza

Incanala e indirizza i canti

Del vento che soffiano attraverso le sue grotte.

 

Questi canti del vento che portano

Conoscenza di sé e pesano

Del peso della propria comprensione,

soffiano tra le brume di pianto della valle di Serorome

alzandosi sulla terra misteriosa di acque,

acque di terra che allagano l’Okawango.

 

Questi canti del vento che soffiano

Dal Kgalagadi

Sono i canti di nascita

E i canti di vita

Di un popolo senza età

Divenuto maggiorenne.

 

* Tsodilo: una collina famosa per le incisioni rupestri di antichi artisti San.

 

 

(Da Nell’aria inquieta del Kalahari, LietoColle, 2010)

 

 

 

Elena Merendelli è nata ad Anghiari. Fin da piccola manifesta una passione irresistibile per il disegno e per tutte le forme d’arte. Dopo l’Istituto d’Arte, si diploma all’Accademia di belle Arti di Firenze. Attualmente vive e lavora ad Anghiari; il suo laboratorio è nel cuore del paese dove crea ed espone le sue opere, tra queste di particolare rilievo le sculture di terracotta e i dipinti su tavole antiche. Restituisce a nuova vita pezzi perduti dalla storia. Genera anche progetti, che si discutono con il committente, come tromp-l’oeil e pitture su ogni tipo di materiale. I suoi soggetti sono figure femminili, maternità, dettagli di paesaggi toscani, uccelli.

 

 

 

Con questa pubblicazione, Bottega letteraria su Tf termina:

Settembre con Barolong Seboni ed Elena Merendelli,

traduzione di Marisa Cecchetti”

ringraziando sentitamente i protagonisti e l'editore LietoColle


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