Diario di bordo
Martina Simonini. “Reset”: tutti fuori dal gioco
31 Agosto 2013
 

Forse sono in preda ad un eccesso di pessimismo ma tutto mi sembra storto, sbagliato.

Troppi indizi mi sembrano andare nella direzione di un nuovo attacco concentrico ai miei principi causandomi eccessi di bile. Queste larghe intese, se non mi hanno mai convinto dall’inizio, adesso proprio… “le aborro” come direbbe Mughini!

L’attuale governo nazionale si incardina in un quadro politico confuso, quasi incomprensibile ed insensibile alle istanze popolari. Un governo dalle “larghe intese” senza consenso.

L’accordo Dc-Pci degli anni '70 il consenso ce l'aveva, mentre l’attuale “larga intesa” non piace a nessuno. Non piace alla sinistra, non piace alla destra e neppure al centro, eppure continua nel suo incerto incedere senza avere la capacità di fare una riforma come quella elettorale: tutti la vogliono a parole dal lontano 2007 e nessuno sembra davvero intenzionato a metterci almeno una pezza, magari con la semplice abolizione del porcellum per ritornare al mattarellum

E in questa situazione, sei deputati sei si sono presi la briga di scrivere al consolato americano che le regole del nuovo Monopoli americano sono diseducative avendo introdotto l’acquisto di pacchetti azionari anziché beni immobiliari. Non ci volevo credere, ma è tutto vero. Nessuno però si occupa di porre fine a quella piaga sociale che è il gioco d’azzardo di monopolio. Una sciagura che sta provocando ludopatie e miserie varie… ma no, può essere molto più pericoloso... giocare a Monopoli!!!

Nella lotta per i processi di ripubblicizzazione territoriale dell'acqua, segnali allarmanti arrivano da diversi territori. Sono tutti episodi che, seppur territorialmente specifici, assumono un'importante rilevanza nazionale perché segnalano un ulteriore deterioramento del clima politico e sociale. Da Pistoia come da Torino, dalla Sicilia come dall’Emilia Romagna fino al recentissimo attacco della Regione Campania alla ripubblicizzazione dell’acqua della città di Napoli, i segnali non sono incoraggianti. Le dichiarazioni scomposte di Federutility e la protervia dell’AEEG ci dicono che i poteri forti hanno tirato fuori le unghie e vogliono chiudere definitivamente l’anomalia della vittoria referendaria.

Il timore è che le larghe intese diventino il terreno strategico scelto dai poteri forti per il medio periodo e che pertanto si adoperino per farle durare. Confindustria si è già schierata esplicitamente per l'inserimento delle aziende speciali (e le SpA a totale capitale pubblico) nel patto di stabilità interno. È probabile che presenteranno un’altra legge quadro sui servizi pubblici locali tendente a chiudere definitivamente la partita aggirando il referendum. Se giocassimo a Monopoli saremmo sulla casella “ritorna alla partenza”.

Si parla di pari opportunità e poi scopriamo con tristezza i criteri inseriti nell’orribile provvedimento che doveva servire ad incentivare l’occupazione giovanile: è proprio lo Stato ad introdurre orrendi elementi discriminatori. Tralascerei poi di elencare le numerose discriminazioni indirette che lo Stato stesso mette in campo. Pensate solo al fatto di aver stabilito che gli atti pubblici devono essere pubblicati on line… quanta gente rimane tagliata fuori dal diritto di accesso? E via di questo passo. Se giocassimo a Monopoli saremmo su una casella “stai fermo due giri”.

Se esistesse la casella del Monopoli “tutti fuori gioco/reset”, quella sarebbe la casella dove collocherei queste larghe intese.

 

Martina Simonini

(per 'l Gazetin, settembre 2013)


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