Diario di bordo
Claudia Osmetti. Processo Mediaset: Non si vive di solo (anti)berlusconismo
Tirano, 27 luglio 2013. Tavolo raccolta firme 12 Referendum
Tirano, 27 luglio 2013. Tavolo raccolta firme 12 Referendum 
30 Luglio 2013
   

Condanna o assoluzione (il rinvio è poco probabile). Parliamo, ovviamente, della sentenza Mediaset, quella che vede imputato Silvio Berlusconi e che rischia di farlo passare alla storia come l’Al Capone di Arcore: arrestato (la galera la vuole proprio lui, che la sa lunga) per frode fiscale.

Nelle ultime ore politologi e analisti e osservatori improvvisati hanno fatto a gara a chi riesce a interpretare meglio ogni segnale del Palazzo di Giustizia di Roma, ogni alzata di ciglio di Ghedini, ogni boutade della Santanchè, ogni piè sospinto di Letta. Adesso più che mai l’Italia si divide in berlusconiani e anti-berlusconiani, ammesso che alle strette ci sia una differenza.

Però oggi il punto non è nel merito di una sentenza che ancora non c’è. Sarà quel che sarà, verrebbe da dire. Il punto è un altro ed è più serio: domani in gioco c’è il destino di un Paese intero e questo significa che, in un certo modo, abbiamo già perso. Da una parte come dall’altra, l’attesa al cardiopalma per questa “sentenza storica” è un’avvisaglia più che chiara del fallimento del sistema Italia. Se permettiamo che tutto si blocchi, se accettiamo che il processo di uno paralizzi il destino di tutti, forse è il caso di ammettere che questo nostro bel Paese ha qualche problema.

A parte il paradosso che una condanna del Cav. sarebbe una gatta da pelare più per il Pd che per il Pdl (“Se condannano Berlusconi, il Pd salta in aria come un birillo” parola di Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds e oggi deputato del Pd), qui a rischio c’è un intero impianto democratico, il nostro per l’esattezza, che già non naviga in acque limpide e trasparenti. Uno vale uno, ma qualcuno conta per tutti.

E al di là dell'esito della sentenza Mediaset, quella che ne esce è una democrazia al capolinea. Caimano o non Caimano, un Paese dove i cittadini non si interessano alla vita politica quando possono (vedi lo scarso coinvolgimento per i referendum ma non solo) e restano con il fiato sospeso di fronte alle pene accessorie di un singolo processo, è un Paese malato. E pensare che tutto si decida domani, con una condanna o un’assoluzione, con il carcere o il Parlamento, è semplicemente l'ennesimo sintomo di un sistema oramai logoro. Non si vive di solo (anti)-berlusconismo.

 

Claudia Osmetti

(da RadicalWeb.org, 29 luglio 2013)


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