L'amore proibito - Lolita
28 Settembre 2006
 
Eh sì, Isadora. Era proprio l'incontro fra Lolita e Humbert Humbert. Lei, ragazzina dodicenne e lui professore quasi quarantenne.
L'autore, Vladimir Nabokov, dovette subire critiche accesissime ed aspettare anni prima che il suo romanzo - oggi considerato un capolavoro e un esempio poetico e non pruriginoso di come si possa scrivere di sesso e di attrazioni fatali con stile - venisse pubblicato.
Lo fu, nel 1955 in Francia e solo nel '58 negli U.S.A. dove a lungo venne considerato spregevole lettura al limite della pornografia. Ma comunque in grado di vendere nelle prime tre settimane centomila copie!
In Italia fu la Mondadori, nella collana Medusa (qualcuno lo ricorda? con rilegatura in tela verde...) a pubblicarlo nel 1959.
La voce narrante è quella del protagonista maschile, invaghitosi pazzamente della ninfetta Dolores Haze, dai calzoncini e dagli occhialoni scuri, che tanto gli ricordava il suo primo amore di quindicenne. Una passione proibita che lo porterà a sposare la madre di Dolores (=Lolita), Charlotte, pur di poterle stare accanto. Un evento improvviso lo condurrà a intraprendere poi con lei una relazione morbosa e funesta.
Resta aperta la questione di come considerare il loro celebre legame, liquidandolo come un amore pedofilo e perciò condannabile senza appello o un amore tout court da parte di Humbert Humbert, sia pur attuato con plagio e insensibilità nei riguardi dell'età di chi quell'amore subì. Così si difende il protagonista, poche righe sotto a quelle citate nel nostro indovinello:
Voglio solo sottolineare che, da parte mia, la sua scoperta fu una fatale conseguenza del mio tormentato passato. Ma non mi illudo: i miei giudici vedranno tutto questo come il ridicolo teatrino di un pazzo, un pazzo grossolanamente proclive al fruit vert. Au fond ca m'est bien égal. Io so soltanto che mentre la Haze e io scendevamo in quel giardino dal fiato mozzo, le mie ginocchia erano come ginocchia riflesse nell'acqua increspata, e le mie labbra come sabbia, e...
E ancora, in finale, nel ritrovarla adulta e imbruttita (mia ninfa d'autunno):
Potete anche schernirmi, ma finché non sarò imbavagliato e mezzo strangolato urlerò la mia povera verità. Insisto perché il mondo sappia quanto amavo la mia Lolita, quella Lolita, pallida e contaminata (...) Non importa, anche se quei suoi occhi si fossero sbiaditi come quelli di un pesce miope, e i suoi capezzoli si fossero gonfiati e screpolati, e il suo adorabile, giovane delta vellutato e soave si fosse corrotto e lacerato... anche così sarei impazzito di tenerezza alla sola vista del tuo caro viso esangue, al solo suono della tua giovane voce rauca, Lolita mia.
 
Frances Piper

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