Diario di bordo
Patrizia Garofalo. Ferrara un postribolo?
03 Luglio 2013
 

Ferrara, città dai grandi silenzi, qualche sera si anima di giovani.

È il mercoledì, il giorno della festa.

I luoghi di ritrovo più conosciuti, d’antica tradizione, aprono le loro porte fino a tarda serata lungo Via degli Adelardi che costeggia un lato delle mura della bellissima cattedrale. Per chi volesse vedere la cartina della città, tutta la piazza si snoda intorno ad essa, i posti di ritrovo sono lì e da sempre è lì che ci si dà appuntamento: “ai due leoni”.

Mi preme precisare che altri luoghi d’incontro a Ferrara non ci sono, se non spazi poco illuminati e pericolose sottomura.

Quando diversi anni fa seppi che i locali erano di proprietà della curia e che essa li affittava ai gestori dei numerosi bar, ne fui contenta e pensai a quanto fosse benefico che la chiesa avesse avuto a cuore la protezione dei nostri ragazzi.

Invece no, invece mi sbagliavo. Il Vescovo della città ha dichiarato inaccettabile la situazione serale-notturna presso gli spazi che interagiscono con il sagrato della Cattedrale. Ha parlato di postribolo, di indecenza e di atteggiamenti indecorosi. Fermo rimanendo che, come ovunque, ci possano essere degli eccessi (che vanno fermati) non è forse un eccesso anche questa dichiarazione da parte della chiesa che dovrebbe avere come intento l’aggregazione e non la “rimozione”? E poi “rimozione” verso dove? È inutile tacere quanto poco offra Ferrara la sera (per vedere uno spettacolo di teatro, poco distante dall’incriminata piazza, si fanno file di giorni). È inutile tacere i lunghi inverni e le nebbie, l’isolamento insomma che vive la città rispetto ad altre, i pochi mezzi di collegamento con Bologna e altre zone vicine.

Non conosco né il Vescovo, né so che posizione abbia assunto il Sindaco di Ferrara ma qualcosa non torna, stona, fa male, offende, denigra senza offrire nessuna soluzione d’amore, confronto e religiosità d’approccio.

 

Patrizia Garofalo


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