Diario di bordo
Strada in salita per il nuovo Consiglio sui diritti umani dell’Onu
27 Settembre 2006
 
La giornata di lavori di ieri al Consiglio sui Diritti Umani qui a Ginevra è stata caratterizzata da grandi difficoltà nel portare avanti il mandato di questo nuovo organo che, come la Commissione che lo ha proceduto, ha il compito di monitorare e far rispettare i diritti umani in tutto il mondo.
La mattinata è stata caratterizzata da lavori a porte chiuse per discutere dei paesi sul quali altri stati hanno chiesto al Consiglio sui Diritti Umani di intervenire per condannare e porre fine alle violazioni in corso. Si tratta di una procedura, la numero 1503, che non solo è chiusa alla partecipazione delle ONG, ma i cui contenuti non possono essere conosciuti all’esterno, impedendo quindi di far conoscere quali siano le prese di posizione dei paesi che sono membri del Consiglio sui diritti umani. E considerato anche che i Governi dei paesi democratici vengono eletti sulla base delle posizioni che presentano ai loro cittadini, dovrebbe essere normale che le posizioni assunte da questi governi su tematiche di politica estera di questa importanza fossero pienamente conosciute dai cittadini. Ma così non è.
Le uniche notizie che sono trapelate da alcuni diplomatici dicono che durante la sessione si sarebbe discusso di Iran, Cuba, Birmania, Sri Lanka e Nepal, ma nessuna decisione sarebbe stata presa al momento su questi dossier.
Nel pomeriggio invece, è continuata la sessione ordinaria con la presentazione di alcuni rapporti su tematiche di carattere generale da parte di esperti delle Nazioni Unite.
Dietro le quinte, invece, si è svolta l’ennesima trattativa, sempre a porte chiuse, che in questo caso ha riguardato la possibilità per le Organizzazioni Non Governative di prendere la parola a partire da domani, e cioè da quando inizierà la sessione dedicata ai rapporti degli esperti su la situazione di alcuni paesi. Nei prossimi giorni infatti la discussione riguarderà paesi come la Cambogia, Cuba, il Sudan, la Birmania, la Corea del Nord ed altri, dove gravi violazioni dei diritti umani continuano senza sosta. E in questo contesto si discuterà anche della possibilità di adottare risoluzioni sulla situazione di questi paesi.
Al momento sembra che stia prevalendo la linea tenuta dal movimento dei paesi non allineati, e cioè di non consentire alle ONG di prendere la parola. Si tratterebbe dell’ennesimo cedimento alle richieste dei paesi non democratici e dei loro alleati, nonché l’ennesima beffa da parte di un sistema delle Nazioni Unite nei confronti del quale, decine di rappresentanti di popolazioni oppresse che sono giunti a Ginevra, continuano a riversare le proprie speranze.
Da parte nostra, il Partito Radicale Transnazionale, organizzerà domani un briefing sulla situazione in Cina con la partecipazione di Wei Jinsheng, uno dei più noti dissidenti politici cinesi, di Haun Ciping, Vicepresidente della Comunità Cinese d’Oltremare e i rappresentanti del Governo tibetano in esilio che si trovano a Ginevra.
Un appuntamento sicuramente importante questo, per ribadire l’impegno a favore della lotta per la rimozione degli ostacoli al rispetto dei diritti umani fondamentali di oltre un miliardo di cittadini cinesi; il cui Governo sta certamente rafforzando la propria economia e la propria influenza a livello internazionale, ma che non sta facendo nessun passo avanti nella direzione dell’apertura di spazi di confronto e di dibattito democratico all’interno della societa’ cinese.
 
Matteo Mecacci
(da Notizie radicali, 26 settembre 2006)

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