Habáname
Wendy Guerra. L’amore ai tempi del colera
15 Gennaio 2013
 

Sono qui, di fronte al vecchio e caro trampolino, per nuotare come quasi tutti i giorni. Poco prima di questa immagine, costeggio la città tra le auto e mi approprio di quella luce meravigliosa che in pochi hanno l’abitudine di ricordare.

Passiamo tutto il santo giorno a criticare, a borbottare per ogni cosa come se non fossimo protagonisti delle nostre colpe. Ormai mi pesa perfino lamentarmi.

 

L’arte del lamento è la nostra eredità?

È una giornata splendida. Questo è il mare che l’isola di Cuba ci offre in dono, infinito specchio d’acqua che mi accoglie o mi allontana, dipende da entrambi. “Io e te UPS” si legge sopra il muro di cemento scarabocchiato. Graffiti di vita reale.

 

Ancora una volta lo aspetto qui, al vecchio circolo sociale, prima, elegante club del quale non rimane molto oltre al tetto e la pavimentazione. Ciò che resta è la ruggine resistente al salnitro e la barbara bellezza con la quale il mare erode i fantasmi del passato.

Vengo a nuotare perché lo aspetto ancora. Il mio corpo non può cedere, lo aspetto qui, bracciata dopo bracciata. Voglio essere sana e allora nuoto, nuoto, nuoto fino a raggiungere la sua mano.

A volte mi accorre in sogno per immergersi insieme a me, e altre non ce la fa a indovinare gli strani orari in cui decido di fluttuare sopra questi pesci litigiosi. Amo guardare sul fondale ciò che non si intravede sulla superficie cruda. Ci sono giorni in cui mi lascerei andare a fondo per ore e ore. Sto così bene nel profondo!

Esco su avenida 84, compro il giornale di oggi. Granma martedì 15 gennaio. L’Avana. 55° anno della Rivoluzione. «Questa Rivoluzione si scrive con la maiuscola» diceva la mia maestra di grammatica.

Due titoli: uno in rosso e l’altro in nero.

Decido di sedermi su un piccolo pianerottolo delle scale che conducono a casa mia. L’acqua evapora dalla mia pelle, sta accadendo qualcosa, perché tutti inseguono il venditore di giornali. Cosa succede mentre io ti aspetto sotto il mare?

Leggo la parte in rosso:

L’ONU allerta di “inequivocabile” tendenza a un rapido riscaldamento globale. “Allora, controllo la data stampata: mi sembrava che ieri dicesse lo stesso”. Oggi è il 15?

Passo al titolo in nero. Le voci erano vere. Il popolo parla e allora:

 

NOTA INFORMATIVA ALLA POPOLAZIONE

 

Il Ministero della Salute Pubblica informa che a partire da domenica 6 gennaio il sistema di controllo clinico epidemiologico ha rilevato un incremento delle patologie diarroiche acute nel municipio Cerro e successivamente in altri municipi della capitale. Un gruppo di questi pazienti presentava sintomi e segni che orientavano a livello eziologico a sospetti di colera, il che ha determinato l’attivazione delle azioni previste dal piano anticolerico, per il cui compimento disponiamo di tutti i mezzi e risorse necessari.

L’analisi microbiologica realizzata dall’Istituto di Medicina Tropicale “Pedro Kouri” ha determinato che l’agente scatenante è il Vibrio Cholerae 01 Tor enterotossigenico, serotipo Ogawa, essendo confermati fino a questa data 51 casi.

Secondo le valutazioni epidemiologiche effettuate la trasmissione è stata generata da un venditore di generi alimentari, portatore asintomatico della malattia, contratta durante i focolai noti in precedenza in altre regioni del paese. A risultato delle misure adottate la trasmissione si trova in fase di estinzione. Ciò si è reso possibile, in primo luogo, grazie al controllo permanente e alla capacità di risposta del nostro sistema sanitario.

Si ribadisce la necessità di intensificare le misure igieniche, specie quelle riguardanti il lavaggio delle mani, l’ingestione di acqua clorata, la pulizia e la cottura adeguata degli alimenti, aspetti imprescindibili per la cura della salute.

 

Chiudo il giornale, mi faccio una doccia, metto sul fuoco l’acqua per farmi un tè. Bussano alla porta, apro mezza svestita, l’asciugamano bagnato copre appena il mio corpo, apro senza chiedere e semplicemente entri tu. Da quanto tempo ti aspetto? Hai esattamente lo stesso odore di quando… mi abbracci, mi asciughi la testa con l’asciugamano umido, guardi il mio corpo minuto, lieve e nudo che non ti oppone resistenza… Siamo più vecchi o non siamo più gli stessi? Una lacrima scintilla in aria quando infine tenti di baciarmi, ti trattieni, un vento freddo e doloroso ci paralizza; senza volere diciamo in coro:

“L’amore ai tempi del colera”.

 

Wendy Guerra

(Habáname, 15 gennaio 2013)

Traduzione di Silvia Bertoli


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