Lisistrata
Lidia Menapace. Arrivederci Lugano bella
Carlo Bossoli,
Carlo Bossoli, 'Veduta di Lugano. Piazza e Riva del Grano', 1849 (Collezione Cittą di Lugano) 
19 Giugno 2013
 
   Mi piacerebbe che fosse arrivederci, davvero. Sono stata a Lugano il 15 giugno per una iniziativa che celebrava il 35° anniversario della fondazione della Associazione delle Donne di sinistra del Canton Ticino; ero molto interessata a tornare a Lugano, dove ero stata molti anni fa e che ha per me sempre un sapore di memorie care, sia della Resistenza, quando la Svizzera sfidando Hitler fu molto ospitale verso chi doveva fuggire per sottrarsi alle torture e carcerazioni nazifasciste, ed era stata anche prima un porto sicuro per il mio futuro cognato, un trentino antifascista che laureatosi alla Cattolica di Milano, era espatriato, perché non voleva iscriversi al fascio, come era necessario per accedere a qualsiasi impiego pubblico. A Lugano visse a lungo (una ventina d'anni) insegnando al Liceo di Ascona, sposando una ticinese, e facendo il giornalista per radio Monteceneri, che gli antifascisti del nord sentivano di nascosto, e anche lavorando a una rivista intitolata Il Cantonetto, che ancora esce.
   Arrivo a Lugano con un po' di ritardo e tutti i viaggiatori italiani non nascondono una certa soddisfazione per “un treno svizzero in ritardo!”. Mi attende Sonja e ci avviamo; mi trasformo subito in un “fagotto”, dopo aver spiegato che il mio massimo desiderio quando arrivo in un posto è quello: mi affido e ciò mi solleva dal pensare a orari e indirizzi e telefonate, chi ha organizzato mi deve solo pilotare qui e lì, e tutto ciò è riposante. Il tempo è bello e molto mite, la città assai bella, la casa dei compagni che mi ospitano proprio gradevole e comoda, anche il luogo dove si tiene il convegno, un circolo comunale con ampio parco, attrezzature per teatro, sosta e gioco: nemmeno Bolzano ha nulla di simile, voglio dire così ampio bello rispettato e disponibile.
   Quando si incomincia, puntuali ma senza fretta, con grande agio e voglia di godersi l'occasione, chi ha organizzato racconta come la cosa si è formata, e che hanno voluto rivolgere a molte donne dell'associazione una domanda su una parola e molte hanno risposto brevemente, donne giovani e meno, ticinesi e anche immigrate, integratissime, individuatissime, non assimilate insomma. Ciò ha prodotto un bel volumetto di parole e risposte, mi trovo a perfetto agio, riscontro un feeling immediato, il femminismo è davvero un linguaggio politico, comunicativo, ci si intende a battute, cenni, allusioni, una festa.
   La democrazia federale svizzera merita di essere studiata e imitata, presa ad esempio in molte cose, soprattutto nei suoi aspetti cantonali. Il governo federale è più sostanzialmente capitalistico-finanziario e anche molto tranchant nella sua indiscussa appartenenza, ma la democrazia dei cantoni sembra molto più vivibile, flessibile, rigorosa, ma non solo formale. Insomma mi piacerebbe che facessimo confronti e analisi. Adesso che qui da noi le regioni, anche quelle a statuto speciale sono sotto tiro, e non si sa bene che cosa accadrà, sarebbe una vera cura ricostituente. Forse, arrivederci dunque
 
Lidia Menapace

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