Lisistrata
Prodi, Gentiloni, il transfuga dipietrista De Gregorio e... la “prima volta” dell'auto blu
Sergio De Gregorio
Sergio De Gregorio 
22 Settembre 2006
 

La ripresa dei lavori al Senato non è stata entusiasmante, la bagarre su “Prodi sì Prodi no, Gentiloni sì Gentiloni no” ha rimarcato una volta di più la debolezza numerica della maggioranza al Senato, dato anche che d'ora in avanti non si può sapere prima come voterà De Gregorio; si aggiunge a tutto un certo nervosismo di Prodi, che forse si sente accerchiato e ha paura di trabocchetti non impossibili, e poiché una parte non irrilevante di stampa sta facendo addirittura una campagna sulla presunta voglia di D'Alema di scalzarlo, il risultato è che i lavori sono bloccati e il tempo che si perde è davvero troppo e il trattamento umiliante: perché sarà ben vero che il governo nella persona dei suoi ministri è preso in mezzo da molte pratiche spurie dubbie pericolose, per non dire di peggio, ma noi non siamo pedine da muovere a piacimento, o lasciare sulla scacchiera, fino a che i contendenti non hanno deciso che mossa fare e poi chiamarci di carriera ad eseguire.

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Data la materia in gioco, è ovvio che sia così: i cosiddetti poteri forti sono tutti poteri informali, che non controlli in modo visibile, che giocano senza regole e non danno conto a nessuno e semmai i conti sembrano piuttosto regolamenti di conti. La storia italiana è costellata di episodi simili, dal Piccolo credito e dalla Banca romana, appena fondato lo stato italiano, e la vicenda di imprese e settori resi pubblici e poi privati e poi ripubblicizzati e poi riprivatizzati sarebbe un bel romanzo.

Il fatto è che gli agguati dietro le quinte sono riusciti, non a far cadere il governo, però a rallentarlo, aggredirlo e a ridurre le conseguenze positive dei successi in Europa e alle N.U., e potenzialmente in Cina.

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Però questa mattina mi sono tolta una bella soddisfazione: ho sperimentato la “macchina blu”, che per la verità era un'Alfa verde scurissimo sobriamente metallizzata, ma insomma è andata così. Mi sono presentata al pronto soccorso del Senato per un brutto rossore e gonfiore e bruciore all'occhio destro. Immantinente mi hanno mandato a una clinica oculistica, appunto con macchina di servizio, cioè quella che i comuni mortali chiamano “macchina blu”. Beh è un bel vivere, non avrei potuto cavarmela da sola, la mia oculista sta a Bolzano dove non sto mai io né posso prevedere quando ci sarò e a Roma non avrei saputo da che parte rivolgermi. I servizi sono eccellenti e avere un pronto soccorso appena fuori dall'aula rassicura noi senatori e senatrici che siamo per lo più vecchietti e vecchiacce (c'è però naturalmente anche alla Camera), e serve per qualunque incombenza.

Ho molto apprezzato: dite che sto troppo attaccandomi ai privilegi? imborghesendomi? dite protestate tiratemi le orecchie aspetto reazioni.

 

Lidia Menapace


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