Lisistrata
Lidia Menapace. Dimensioni e connessioni
17 Maggio 2013
 

Alcuni mesi fa raccontai la vicenda degli asparagi peruviani, poi ci fu quella del mais verde, poi quella delle mele cinesi a Bolzano, ora quella degli oranghi minacciati dalle nostre dissennate usanze col legname, appena dopo le terribili tragedie di centinaia di morti in Pakistan in stabilimenti privi di qualsiasi sicurezza, usati per lavori manifatturieri per famose multinazionali che poi vendono da noi a prezzi concorrenziali, a danno anche dell'occupazione (soprattutto femminile) da noi ecc. ecc. E non dimentico le fragole portoghesi a Kiev attraverso la Tav.

Riassumo: a Bolzano dove vivo gli asparagi ci sono, sono pregiati, molti e ben cucinati, anzi la cucina dell'asparago è un pezzo molto raffinato di un mangiare di quassù saporito, ma piuttosto pesante e rozzo (ali olì o lauti, patate e crauti!): ma nei supermercati vendono asparagi che vengono dal Perù e costano meno: a parte che non sappiamo come vengano conservati e coltivati, certamente sono malpagati ai contadini peruviani, se riescono a fare concorrenza agli asparagi prodotti in casa. Lo stesso capitò un paio d'anni fa con le mele cinesi, che fecero una rapida apparizione nei supermercati di Bolzano, ma furono respinte dai contadini di quassù (che sono tanti organizzati e temibili votanti.) Mi aspetto che lo sbandierato Speck sudtirolese fatto con maiali allevati in Cina (secondo standard rigorosamente tirolesi-assicurano) facciano la stessa fine e lo Speck torni ad essere un cibo fatto in casa. Uno degli argomenti che avevo usato subito contro la Tav fu quando mi accorsi che per propagandarla avevano detto che così si sarebbero potute mangiare fragole di Lisbona a Kiev:voglio vedere la faccia di chi compra fragole portoghesi a Kiev, quando le fragole hanno un habitat amplissimo e certo vengono anche intorno a Kiev. E allo strombazzato progetto della benzina verde ottenuta dal mais, prima di applaudire ho visto le campagne veronesi vuotarsi di piante di tabacco (benissimo!) e riempirsi di mais, senza che vi sia stato un qualsiasi rilancio della polenta, ma invece un forte aumento del prezzo internazionale del mais, acquistato dalle multinazionali del petrolio, che si ripercuote sulle tavole dei messicani poveri per i quali le tortillas di mais sono come per noi il pane. Adesso viene segnalato che se andiamo avanti col taglio delle foreste, distruggiamo gli oranghi, addirittura i nostri antenati, e intanto protestiamo per le mancate misure di sicurezza in fabbriche manifatturiere in Pakistan, che lavorano per multinazionali che poi ci inondano di vestiti scarpe sciarpe ecc. ecc. a prezzi concorrenziali: là uccidono, qui licenziano e noi zitti/e e scemi/e.

Tutto ciò premesso, dico che non prenderò in nessuna considerazione nessun progetto proposta programma documento organizzazione politica sedicente di “Sinistra”, che si limiti a guardare alla nostra dimensione nazionale e non conosca, anzi cancelli qualsiasi connessione internazionalista: dove è l'anima internazionalista della sinistra? Andata a farsi benedire. Non vale la pena di darsi da fare per meno.

 

Lidia Menapace


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