Oblò cubano
Andria Medina. Un Sacharov in ciabatte 
Intervista televisiva a Guillermo Fariñas di Jaime Bayly
16 Maggio 2013
 

Guillermo Fariñas dichiara di essere stato molto sorpreso del calore con cui è stato accolto da parte dei cubani di tutte le tendenze politiche trasferiti a Miami. Cominciare questo suo viaggio da Miami è la sua maniera di rendere omaggio a un esilio che non si è lasciato mai comprare o intimidire.

Fariñas viaggia con la sua mamma Alicia, di 77 anni, infermiera che si occupa delle sue cure. La salute di Guillermo è infatti rimasta molto provata dopo l'ultimo sciopero della fame del 2010. Attualmente Fariñas ha una trombosi alla succlavia iugulare sinistra e soffre di poli-neuropatia cronica per sottoalimentazione e carenza di vitamine.

Fariñas riferisce le diverse ragione che motivarono i suoi 24 scioperi della fame. Il primo, nel 1995: lui lavorava come psicologo ed era Segretario generale del Sindacato dell'Ospedale pediatrico “Pedro Borràs” e accusò di corruzione la direttrice del nosocomio. La direttrice, componente del bureau politico del Partito, rubava la merce delle donazioni internazionali destinate agli ammalati. Come risultato della sua denuncia, è Fariñas stesso ad essere condannato a undici mese di prigione in “Villa Marista”; lì comincia il suo primo sciopero della fame.

Da febbraio 1998 a maggio 1999 lo sciopero più lungo: «Ci son poi voluti quattro anni per ristabilirmi» dichiara «e lasciare la sedia a rotelle».

«Molte volte questi scioperi finiscono in terapia intensiva e sono completamente nelle mani del governo: basta un ordine; sono loro a poter decidere della mia vita».

Certo che ne è valsa la pena, il sacrificio: nel 2010, dopo l'ultimo sciopero, il governo ha dovuto cedere e sono stati liberati 116 prigionieri, fra i quali 52 della “Causa dei 75” (giornalisti incarcerati durante l'ondata repressiva della Primavera Nera del 2003). Adesso queste persone liberate sono attive politicamente e portano la loro testimonianza in giro per il mondo.

«Ritornerò a Cuba, perché ho un dovere morale con la mia Patria e con i fratelli dell'esilio, con l'UNPACU, l'organizzazione di cui sono portavoce. Per tutto questo devo ritornare».

Per quale ragione ritiene che il Governo vi abbia lasciato uscire?, chiede l'intervistatore.

«Sono tutte misure cosmetiche, vogliono ripulire la loro immagine di fronte alle grandi potenze economiche quali sono Europa ed America. Voglio riuscire ad ottenere degli aiuti economici da parte loro».

Le differenze fra Fidel Castro e Raúl Castro: il primo adottava una forma di repressione “legale”; ti condannava “legalmente”, attraverso cioè le istituzioni ufficiali. Raúl Castro è un “paramilitare”: organizza autobus pieni di civili che arrivano per contestare e picchiare, dopo di che appare la polizia, cioè sempre loro ma nelle vesti ufficiali, e fanno i “salvatori”... Loro ci salvano degli stessi civili che hanno prima inviato a picchiarci.

Oswaldo Payà? «Io penso che sia stato assassinato: gli hanno teso una trappola. Dobbiamo ricordare che Raúl Castro viene del KGB; era l'allievo prediletto di Oswaldo Sanchez».

Hugo Chávez? «Per lui sento pena. Manipolava l'immagine di Simón Bolívar.

Le elezioni venezuelane sono state una frode; conosco persone che da Santa Clara (la città dove Fariñas abita, nda) sono andate a votare in Venezuela».

Come mai vai in ciabatte, – chiede il giornalista – non hai freddo? Adesso che andrai in Europa a ritirare il “Sacharov” potrai avere freddo ai piedi...

«Dopo lo sciopero del 2010, quando metto le scarpe i piedi mi si gonfiano; mi è stato sconsigliato dai medici di calzarle. Ho anche perso la sensibilità ai piedi, non li sento perché i piedi sono le parte più lontane dal cuore».

Ma noi sentiamo l'amore del tuo cuore. Grazie Fariñas! Ti vedremo a Strasburgo a ritirare il “Sacharov” in ciabatte.

«Sì, se Dio vuole, ritirerò il “Sacharov” a Giugno, in nome della ribellione del Popolo Cubano, e lo farò in ciabatte».

 

Andria Medina

 

 

» Jaime Bayly intervista Guillermo Fariñas [VIDEO YouTube]


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