Lo scaffale di Tellus
Virgilio Piņera. Discorso contro la vasca da bagno non incassata (1962)
10 Maggio 2013
 

Non c’è dubbio che a volte le cose più semplici risultano inquietanti. Per esempio, le vasche da bagno. Non proprio loro stesse, pure se in fin dei conti possiamo dire di sì, perché il loro aspetto deciso dall’uomo riassume tutte le inquietudini che ci assalgono, in un certo senso, rappresenta il capriccioso cammino dell’animo umano.

Per esempio, l’altro giorno, quando stavo entrando nella vasca da bagno per fare la mia solita immersione, la vista di quel dispositivo mi ha riempito di inquietudine. Davanti ai miei occhi avevo uno degli ultimi modelli, in pratica la vasca da bagno logica e razionale. Potrei descriverla in quattro parole: incassata, senza zampe, liscia e priva di decorazioni.

Subito mi sono venute in mente le vasche da bagno di inizio secolo: non incassate, munite di zampe mostruose (come la sregolatezza dei nuovi ricchi) e con decorazioni impressionanti.

In questo caso si potrebbe dire che l’animo umano è passato dal complesso al semplice. Come se l’uomo, invece di cominciare dall’infanzia, partisse dalla senilità. Mentre guardavo la mia vasca da bagno ultimo modello, ho pensato a un grazioso neonato per il momento libero da pregiudizi, contraddizioni e macchinazioni tenebrose, mentre il ricordo di una vasca di fine secolo mi metteva in ansia, come se un veleno mortale si avvicinasse alle mie labbra o come se un tradimento interrompesse il corso della mia esistenza.

Ho dovuto sospendere il bagno e mi sono ritirato nell’angolo più appartato della mia biblioteca. Non l’ho fatto per capriccio, mentre andavo in quella direzione stavo pensando che avevo bisogno di consultare l’enciclopedia. Dopo “essermi immerso” nella voce Vasca da bagno, non ho trovato validi motivi per dissipare la mia inquietudine. Non consideriamo il periodo storico in cui l’uso di vasche da bagno incassate non era possibile per mancanza d’acqua corrente; diamo per scontato che in quei tempi la sua pratica non fosse generalizzata e che possedere uno di quei dispositivi presupponeva benessere economico; aggiungiamo che il materiale impiegato poteva essere marmo o addirittura porfido (che fa pensare necessariamente al lusso). Limitiamoci alla nostra epoca in cui si toglie un tappo - sia dell’acquaio, del lavandino o della stessa vasca da bagno - e lo scarico si effettua per aspirazione. Non riesco a spiegarmi il folle proposito dei primi progettisti della vasca da bagno. Confesso di aver usato un aggettivo molto forte e persino aggressivo, ma come posso farne a meno di fronte a una così grande confusione? Perché se dobbiamo essere ragionevoli (ed è questo che si pretende se non vogliamo trasformare la vita in un inferno di malintesi) dovremmo rifiutare con decisione quel modo di agire umano che passa dal complesso al semplice.

Ricordo che in casa della sorella di mia nonna c’era una vasca da bagno la cui sola vista (soprattutto agli occhi di un bambino - e in quel caso si trattava di me) produceva l’effetto di un cataclisma. Intendiamoci, un cataclisma della ragione. Quando la vedevo piantata in mezzo alla stanza da bagno, con le zampe di bronzo a forma di artiglio, con i bordi sporgenti verso l’esterno e con la sua rete di rubinetti e tubazioni mi sembrava una balena sul punto di concedere la grazia dell’udienza. Ma siccome il tempo avanza e mentre le cose si complicano tendiamo alla semplicità, la candida immagine della balena si congelava e faceva perdere il buon senso. Per questo detestavo quei progettisti e li riempivo di invettive per la mostruosa gaffe prodotta dalla gratuita complicazione. “Progettista temerario!: cancella questo brutto sogno e costruisci la vasca da bagno in modo che sia incassata”.

So perfettamente che non è possibile fare marcia indietro, so che il buon senso può impazzire, so che non posso far tornare indietro dalla tomba quel progettista temerario. Nonostante tutto formulo da queste pagine la mia più vibrante protesta. Forse riuscirò a rasserenare il mio animo tormentato, e già che ci siamo, pure quello di coloro che qualche volta si sono trovati di fronte certe mostruose complicazioni come le vasche da bagno non incassate.

 
Da El que vino a salvarme (1970)
Traduzione di Gordiano Lupi


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