Arte e dintorni
Maria Paola Forlani. La Maison Goupil 
Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo
04 Marzo 2013
 

A seconda dell’epoca il collezionista può essere un principe, un borghese, un aristocratico, il vero soggetto del capitalismo, finanche un eccentrico o un «maniaco». Nel Rinascimento aveva la fisionomia dell’uomo di scienza, del demiurgo tra l’antico e la natura. Il collezionista, dal momento in cui appare sulla scena sociale, come principe, scienziato, o artista, propone un modello individuale di rapporto con l’esistenza, con il mondo, che ha i suoi presupposti nel modo di pensare dell’epoca moderna, dal Quattrocento ai giorni nostri. La conoscenza si costruisce come uno strumento di controllo, di dominio sulla realtà materiale, sulla natura. Gli oggetti (i quadri) saranno concepiti come involucri, contenitori, espressioni, fino al limite massimo, dell’«anima», del mistero, del divino, della trascendenza, del «perturbante».

Negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, Goupil cavalcò con spregiudicata capacità la nascita del nuovo gusto borghese per il collezionismo d’arte. I nuovi ceti si avvicinavano alla pittura ricercando opere di grande qualità pittorica ed effetto e gli italiani erano proprio gli artisti che meglio rispondevano a queste esigenze.

Di questo grande collezionista e della famosa Galleria Goupil di Parigi si è aperta a Rovigo, a Palazzo Roverella fino al 23 giugno 2013, un’esposizione a cura di Paolo Serafini (catalogo Silvana Editoriale) dal titolo “Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo: la Maison Goupil”. Per questo evento sono tornati per la prima volta insieme le opere degli artisti italiani della seconda metà dell’Ottocento, che lavoravano per questo originale e grande collezionista e per la sua Galleria.

La Galleria Goupil di Parigi che annoverava tra le sue fila pittori di diversa provenienza e formazione, francesi, italiani, spagnoli, ungheresi, una scuderia di artisti che uniti da un comune progetto e sentimento, dipinsero scene di vita quotidiana e di genere, ambientate in eleganti interni o in ombrosi giardini, scene in costume, pompeiano o settecentesco, vedute urbane e paesaggi animati. Opere che divennero immediatamente popolari e apprezzate da critici e mercanti, creando e alimentando un gusto collezionistico di respiro europeo e internazionale, i cui effetti proseguirono ben oltre gli inizi del Novecento. Con opere di piccolo formato, di grande impatto, piacevoli e di facile comprensione, divennero, per la piacevolezza, un modello da imitare. Ogni casa francese ed europea doveva godere di un’opera d’arte, si trattasse di un dipinto originale o di una riproduzione fotografica o a stampa.

Questa era il programma perseguito da Goupil che acquistava un’opera, la riproduceva con le più diverse tecniche e la diffondeva ovunque, rendendola popolare nel mondo. Grazie allo studio degli inventari e dei documenti conservati nel Museo Goupil di Bordeaux e al Getty Research Institute di Los Angeles, la mostra ricostruisce l’esatta consistenza delle opere dei circa cento artisti italiani che lavorarono per la Galleria.

Ma femme, mon cheval et mes chien (Mia moglie, il mio cavallo e i miei cani). Incisione di Martinet tratta da un’opera di Dedreux, è una buona illustrazione del successo borghese: una bella donna, un cavallo e qualche cane di razza – ecco tutto ciò che può desiderare un uomo di successo! In questo contesto la donna è considerata la “vetrina” della riuscita sociale e finanziaria del marito. Ai ricevimenti, ai balli, alle cene che ritmano la vita mondana, è lei che esibisce il denaro guadagnato dal consorte. Abbigliamento e gioielli sono le prove di una fortuna reale o supposta, dato che la facciata nasconde talvolta una vita quotidiana economica, quando non parsimoniosa. Eterna minorenne, riconosciuta in società solo attraverso il matrimonio, la donna si trova tuttavia al centro delle arti: asse portante della vita familiare, e anche soggetto preferito di pittura, oggetto di sogno e insieme modello sociale. La borghesia è spaventata dalla novità artistica. Non apprezza il realismo di Courbet, non si appassiona all’Impressionismo. Ama scene di genere che sono semplici riflessi idealizzati della sua quotidianità. L’eccessivo realismo spaventa, cosicché i soggetti contemporanei di queste immagini-specchio sono spesso ingannevoli, mentre le verità sociali non appaiono mai. Le scene agresti rappresentano contadini così come li sognano i borghesi: le opere di William Bouguereau o di Jules Breton li mostrano sempre onesti, sani e puliti.

La Maison Goupil pubblica tardi i quadri di Jean-François Millet, e nella sua produzione i lavoratori sono quasi del tutto assenti. Le classi subalterne restano pericolose. La borghesia pretende un’arte “gradevole”, a propria misura. E i pittori rispondono volentieri alle sue esigenze, che garantiscono un riconoscimento sociale ed economico.

Il percorso espositivo della mostra si apre con Giuseppe De Nittis, che visita Parigi per la prima volta nel 1867, assumendo presto il ruolo di caposcuola e apripista per altri artisti italiani. Di lui la mostra propone una serie di grandi capolavori dipinti per Goupil, quali La descente du Vésuve e La route de Naples à Brindisi del Museo di Indianapolis. Anche Giovanni Boldini realizza per la Maison alcuni straordinari capolavori quali, solo per citare alcuni degli esposti, Grande route à Combs la Ville.

Del Philadelphia Museum of Art, Promenade solitaire, Indolence e Suonatrici di lira, di collezioni private americane, e alcuni ritratti di grande formato: su tutti Martha Regnier, esposto insieme alla fotoincisione che ne trasse Goupil.

Nel 1872 Francesco Paolo Michetti partecipa al salon con due opere e la Maison Goupil acquista i suoi dipinti riproducendoli in incisioni. Molto apprezzati, specie dal collezionismo americano, sono inoltre le scene di interni pompeiani di Raffaello Sorbi. O ancora Antonio Mancini che realizza per Goupil, alcuni dei suoi massimi capolavori, concessi dai musei americani ed europei. Numerosi infine sono gli artisti napoletani e meridionali che trovano la via del successo a Parigi: Alceste Campriani, Federico Rossano e, su tutti, Domenico Morelli.

 

Diceva Proust in un saggio su John Ruskin:

La Bellezza non può essere amata in modo fecondo se è amata solo per il piacere che procura…

 

Maria Paola Forlani


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