Oblň cubano
Yoani Sánchez. Sulla linea di partenza
14 Gennaio 2013
 

Dormono in quattro nella stessa camera. Sotto il materasso ci sono un paio di valige e in un angolo della stanza si vede un appendiabiti con pochi vestiti. Ogni giorno comprano pizze o panini, perché non hanno più stoviglie per cucinare, piatti e cucchiai. Hanno venduto tutto, o quasi tutto. La casa, l’auto degli anni Cinquanta e gli elettrodomestici che possedevano. Hanno venduto anche la tomba di famiglia al cimitero, le brocche di porcellana e una casella postale - presso l’ufficio di quartiere - usata poche volte. Ai parenti di campagna hanno regalato le cose che nessuno ha voluto comprare: i vestiti usati, i giocattoli stinti e la vecchia macchina per cucire. Dopo hanno affittato il piccolo appartamento dove vivono adesso, in attesa che il prossimo lunedì entri in vigore la riforma migratoria.  

Come tanti cubani, questa coppia ha atteso per anni il momento di poter emigrare insieme ai due figli minorenni. Solo quando entreranno in vigore le nuove regole saranno finalmente permessi i viaggi temporanei per chi non ha ancora compiuto i 18 anni. Sembra un dettaglio poco importante, ma conosco molti genitori che hanno deciso di restare a Cuba per non lasciare alle spalle i loro piccoli. Persone che hanno dovuto scegliere tra stabilirsi in un altro luogo del pianeta da soli oppure restare qui in compagnia ma tra mille frustrazioni. Per decenni gli unici bambini autorizzati a viaggiare sono stati quei pochi privilegiati che avevano i genitori in missione ufficiale o chi usciva in maniera definitiva, senza ritorno. Quando si trattava di bambini non erano previste mezze misure.

Quindi, come ansiosi corridori disposti sulla linea di partenza, molti attendono il segnale per scattare verso l’aeroporto stringendo per mano i loro figli. Nel frattempo, vivono in stanze affittate e cercano di cambiare i loro pesos convertibili in una moneta spendibile anche fuori da Cuba. La voglia di fuga ha preso campo dallo scorso mese di ottobre, subito dopo la pubblicazione del Decreto Legge 302. Appena si è diffusa la notizia, nei siti digitali sono aumentati gli annunci commerciali con offerte di case e altre proprietà. Parte del capitale necessario per pagare il biglietto e cominciare una nuova vita in un altro luogo si sta ottenendo grazie alla liquidazione del patrimonio sul territorio nazionale. Separarsi da tutto per andarsene, disfarsi dei propri averi per costruire un futuro. Una tendenza che ha avuto inizio alla fine del 2011, con la disposizione che autorizzava le operazioni di compravendita immobiliare, ma che adesso sta raggiungendo livelli di guardia.

Molte ambasciate hanno reso più complessa la procedura per ottenere un visto, ma non dobbiamo sottovalutare l’ingegno dei cubani e i molteplici trucchi di cui si vantano da sempre. Sta circolando persino un elenco di nazioni nelle quali, per i passaporti con lo scudo e la palma solitaria, non serve il visto. Anche se, purtroppo, non esistono voli diretti per la maggior parte di quelle destinazioni e quindi serve il permesso del paese dove l’aereo fa scalo. Ma questo non è un motivo sufficiente per scoraggiare coloro che vogliono emigrare. Hanno atteso con pazienza questo momento e nessun ostacolo distruggerà le loro illusioni. Contano i giorni, vegetano nella speranza. Il 14 gennaio per loro può cominciare una nuova vita. Ce la faranno?

 

Yoani Sánchez

(dal Blog Cuba Libre, El País, 10 gennaio 2013)

Traduzione di Gordiano Lupi


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