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In libreria/ Fernanda Besagno. Le geometrie dell’anima
20 Dicembre 2012
 

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ma l’assenza non è un segmento

è una linea infinita nella geometria del cuore.

Così la chiosa della poesia di Fernanda Besagno, Assenza, la prima di una silloge che la poetessa di Alassio si appresta a dare alle stampe, ad editare: a rendere pubblico il suo sentire.

Una poetica, la sua, ove si intrecciano le linee fondamentali del vivere, con passione e con dolore, con amore e rimpianto, in un equilibrio mai stabile bensì in fieri, fuori da ogni schema perbenistico, dogmatico. La vita è una esperienza, l’esperienza per antonomasia, e come tale ti riserba dolcezze, tenerezze quanto lutti e dolori indicibili. Ma tale va vissuta. Non esiste un manuale d’istruzioni per affrontarla. Se vuoi imparare, parafrasando un classico del Pensiero, Hegel, a nuotare, devi gettarti nell’acqua. Se vuoi vivere appieno e non vegetare devi sapere parare anche gli schiaffi: subirli, reagire e continuare.

Solo in tal modo si evita di rinchiudersi in una torre eburnea o cadere nel grigiore del travet e si lascia il cuore libero di pulsare, di fremere, di piangere o di sentirti appagato. Solo così ti senti libero di vivere. Non c’è nessuna garanzia provvidenziale, non esiste la rete come in gioco circense che ti ripara da eventuali cadute. Se cadi ti fai male per davvero. E il dolore ti trafigge senza pietà, ti lacera, ti tocca dal vero in nervi scoperti. Sì, la vita è pericolosa perché ti riserva sofferenze più che gioie però esistono attimi indelebili che ti ripagano da ogni affanno. Fernanda ha scelto di vivere appieno, nonostante tutto, e le sue poesie lo dicono, apertis verbis, e ha il coraggio di dir-si con il suo stile sui generis dove l’impulsività è una sua netta caratteristica caratteriale che si riflette spesso e si lascia percepire in ogni sua riga. Platone sosteneva che la poesia dovesse esser bandita nella sua Città Ideale in quanto turba. Certo è “divina Mania”, divino furore: follia che ci viene dagli dèi (Fedro). Al di là delle tesi platoniche si ravvede in Fernanda Besagno il tormento, una condizione di turbamento (le sue fasi depressive, i lutti, gli abbandoni) e al contempo la catarsi, la rinascita, la gioia di vivere, l’erotismo e la sua pienezza di esser donna, di amare con ogni suo poro, in profondità.

Generosa si dà all’amato, vive passionalmente il suo amore, senza infingimenti. In tali poesie sensuali, erotiche sentiamo gli odori di amplessi consumati, vediamo quei “letti sfatti”, le onde passionali come mare in tempesta …allusioni esplicite a quella schiuma del “suo” mare. La spuma del mare rimanda a Afrodite, nata da lì, dai genitali tagliati a Urano dal figlio Crono. Intelligenti pauca. E dal mare nasce la vita, seme che feconda il ventre. Ora oltre ad esser donna è pienamente femmina. Prima si è donna poi madre, ricordiamolo senza cadere nell’ipocrisia, e la sessualità, qui, appare con tutto il suo vigore, non si riduce a semplice atto fisiologico come il far sesso, ma è componente essenziale della nostra persona e ci fa inabissare, compenetrare nell’animo altrui, in una fusione irripetibile, unica (vedi Voglia di Te, quale esempio, o I Love Me, Vetusti Incontri ed altre). E le linee del cuore, la sua geometria dell’anima si interseca in altri vissuti: il dolore come in Aborto, le bollette da pagare, i sogni infranti, il suo dire “catullianamente” Ti odio e Ti amo, come archetipo di ogni vero amore. Il mondo assume vari colori, è una poetica che usa molto i timbri cromatici e che si basa molto sui sensi (olfatto, vista…) e tu vedi e senti con lei, con l’autrice, tramite il suo aprirsi al lettore, senza condizionamenti. Poi l’attesa dell’amato, il suo fremente desiderio di sentirlo e non solo carnalmente, «suo». I ricordi che si annidano nella memoria, l’immaginazione e la delusione. La memoria come fondamentale funzione della nostra personalità (io mi riconosco sempre eguale a me stesso pur mutando ogni giorno) ma è anche la trappola. Ci imprigiona nel ciò che è stato e non lo sarà più, ci rende -in tal modo- “schiavi”. Le problematiche che escono da tal libro poetico sono di tutti, a ben vedere. Omnia mutantur, nihil interit: forse è vero. E in Parlo, avvertiamo la voglia, il desiderio di rompere schemi, barriere e urlare alla fine l’exis umanissima di «esser libera» contrapposta all’apparente dicotomia di Passerà proprio perché sono stati diversi degli accadimenti della vita. Pascal contrapponeva con la sua sensibilità e genialità sublimi, l’esprit de géométrie (il rigore metodico, matematico, razionale, basato sulla non-contraddizione e sull’evidenza) à l’esprit de finesse, alle ragioni del cuore. Lezione valida anche oggi. La vita non coincide con la logica formale ma segue le ragioni, per questo non meno valide, del vissuto, della nostra sensibilità, del nostro incedere quotidiano che non sappiamo che ci riserva domani. Di certo c’è la morte cui andiamo incontro perché il tempo è irreversibile. Il nostro vivere autentico è prepararsi a tale evento ma vivendo in profondità ciò che ci è dato. Il domani ingenera ansia, potere, dominio, la repressione delle passioni e del desiderio, dell’amare stesso. Fernanda Besagno, stagliata contro il “suo” mare alassino, sempre animo in tempesta, in precario equilibrio, ha scelto di vivere e di sublimare gli accadimenti non piacevoli della vita, con la Poesia, con l’Arte e le sue note tristi e, nel contempo, piene di amore fan da sottofondo al suo Universo, microcosmo, il suo, che si lega, si compenetra con il macrocosmo. Dal suo “sentire” scaturiscono tali geometrie che tendono al completamento del suo essere: cade ma ha la forza di rialzarsi. Gli orizzonti sono blu sebbene il lugubre nero è sempre in agguato ma il profumo ambrato della vita le fa intravedere anche il nettare, l’ambrosia che vuol gustare appieno. Gustatevi tali dettati veraci e da meditare.

Ciao, “Mitica”. Un ottimo lavoro.

 

Enrico Marco Cipollini

 

 

Fernanda Besagno, Le geometrie dell’anima

Youcanprint, 2012, pp. 96, € 8,00


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