Prodotti e confezioni [08-20]
Calendario poetico 2013, Laboratorio scrittura carcere di Opera 
La prefazione di Alberto Figliolia
30 Novembre 2012
 

Echi, riflessi, rimandi. Acque, vetri, specchi. Apparenze. Il doppio, in tutte le sue suggestive implicazioni. La realtà che ci viene restituita: uguale e distorta (e, a ben meditare, non per questo meno autentica). Un gioco. Un gioco molto serio quello innescatosi fra gli scatti di Margherita Lazzati e gli autori del Laboratorio di lettura e di scrittura creativa della Casa di Reclusione di Opera che ne hanno interpretato le immagini fotografiche raccolte in giro per il mondo – i Grigioni della Svizzera, i grattacieli di Dubai che paiono fare il solletico all’empireo, Kensington Gardens a Londra, con il loro richiamo all’eterna vicenda di Peter Pan e alle isole che non ci sono (il bambino che ci abita...), e la fantasia di un’invasione aliena a Saint Paul’s Cathedral, Saint Germain des Prés, Forte dei Marmi after rain, la metropolitana di Berlino, nell’altrove dove dimorano nostre fedeli e sfuggenti copie.

Ombre, miraggi o fate morgane dell’obiettivo, gemelli d’aria e luce, che si tratti di manufatti tecnologici o di manifestazioni della natura, come la montagna dell’Engadina, il Piz Albana riflesso in una lamiera, con l’impressione del cielo tagliato e suturato da un’invisibile mano, l’azzurro intenso uno scarto di gioia panica, una punta di acuta nostalgia, e il senso del dolore della condizione umana riscattato da tanta bellezza, non artificiale nonostante l’inganno tecnico-visivo.

Il potere dell’illusione? Oltre quest’ultima, tuttavia, vive un mondo genuino, che non può fare a meno d’esser evocato, quel che suol dirsi l’essenza. Un mondo libero, ad aspettare “l’ancora del sole che rinasce dall’infinito”, dove ciascuno possa mettere la propria mano “in un’altra mano: perché la vita è sempre incerta”, ma “se ritraiamo la mano paghiamo in angosce”.

Oltre il gran valore estetico di questo Calendario 2013, che nella sua funzione pur ci ricorda l’implacabile e soave scorrere del tempo, il largo, talora impetuoso, fiume dei giorni, ciò che maggiormente colpisce e più ci rimane nell’anima è un sentimento di condivisione, l’empatia creatasi fra la fotografa e gli autori. Questa, sì, non finzione, ma verità umana, la più profonda.

 

Alberto Figliolia


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