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La nuova poesia italiana: “Fischi di merlo” a Venezia 
Recensione di Eugenio Rebecchi
17 Novembre 2012
 

Per il ciclo “La nuova poesia italiana”, martedì 20 novembre, alle ore 17, presso il Bistrot de Venise in Calle dei Fabbri 4685, Caterina Camporesi e Maddalena Lotter presenteranno l’ultima raccolta del ferrarese Matteo Bianchi, Fischi di merlo (Edizioni del Leone, 2011), insieme al performance-artist e drammaturgo Christopher Channing, il quale leggerà qualche traduzione inedita in inglese di liriche tratte dal volume. Il poeta e critico Paolo Ruffilli per l’occasione ha scritto: «Voci nel silenzio, facce senza volti, profumi trattenuti dentro il fumo che odora di braci… È una città solitaria, Ferrara quanto Venezia, nebbiosa e spaesante, quella in cui Bianchi ci conduce, il terreno onirico per una ricerca forte ed intensa di un senso che illumini la vita. Ma senza volontà di struttura, i suoi versi slabbrati sono un’esplicita ed empatica adesione a Montale, al suo non chiederci la parola, alla sua storta sillaba e a quel suo sguardo disperato che squadri da ogni lato l’animo nostro informe».

 

Info » Bistrot de Venise

 

 

 

La recensione di Eugenio Rebecchi

 

Poesia del disincanto quella di Matteo Bianchi se per disincanto non si intende il letterale scetticismo o mancanza di illusioni, ma una sorta di paludata irriverenza nei confronti della realtà esistenziale. Ecco, allora, i merli a sottolineare l'arco più ampio della giornata con i loro fischi di pura sonorità modulata, quasi parole da interpretare.

L'incedere è elegante, il verso raffinato, il giovane poeta ha padronanza assoluta del verso che assoggetta ad un'espressività piena, esaustiva pur nella voluta sinteticità del racconto.

Leggendo ci si accorge che spesso è presente la luna, vista con l'occhio curioso del poeta e l'astro, simbolo della notte e del suo buio, pare voler ovattare la città, le persone, le cose, la gestualità, le azioni.

Matteo Bianchi si muove con circospezione fra le tortuosità della ragione, ma libero di esprimere il proprio credo che è frutto di osservazione attenta e consapevole, volta al particolare.

Se in alcune composizioni, in alcuni versi, si avverte una nota di pessimismo, il canto è, nell'insieme, pervaso dalla volontà di riscatto, dalla determinazione a non mollare per vincere, infine, la partita.

E se l'ambientazione notturna, l'oscurità che ne deriva, le ombre, le penombre e la sovranità del buio stendono il loro mantello grigio/nero per contrapporsi alla luce, questa ritorna in gioco ad ogni nuova alba. Dopo tutto: Il Nero, se si impara a portarlo, / non è poi così male.

 

Matteo Bianchi, Fischi di merlo

Edizioni del Leone, Venezia 2011, pagg. 64, Euro 8,00


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