Diario di bordo
Cannabis 1. Vendere semi e dare indicazioni sulla coltivazione non è reato 
Cassazione a Sezioni Unite mette fine alla 'caccia alle streghe'
08 Novembre 2012
 

Firenze – La vendita di semi di cannabis, in negozio e online, anche se accompagnata da indicazioni su coltivazione e resa, non costituisce reato di istigazione all’uso di stupefacenti. Questa volta a dirlo una volta per tutte è la massima autorità giudiziaria, le Sezioni Unite della Corte Suprema di Cassazione, in merito al caso del negozio online semitalia.it che aveva portato anche all'ingiusto arresto dei suoi titolari.

Accogliendo le argomentazioni difensive dell'avvocato Carlo Alberto Zaina, consulente legale Aduc in materia di stupefacenti, la Cassazione ha affermato -come già numerosi altri tribunali (tra cui Bolzano, Firenze, Rovereto e Cagliari)- la liceità della vendita di semi online, vendita che non costituisce reato di istigazione, induzione o proselitismo all'uso di sostanze stupefacenti anche se accompagnata da informazioni o strumenti per la coltivazione.

Viene così smontata una volta per tutte una politica del diritto penale sugli stupefacenti fondata sulla repressione dei reati d'opinione, così come la vorrebbe la legge Fini-Giovanardi. Se la vendita di semi di cannabis è di per sé legale e riconosciuta tale dalla Convenzione di New York del 1967, diversi pubblici ministeri, su impulso del precedente Governo -di cui faceva parte lo stesso Giovanardi in qualità di sottosegretario con delega in materia di stupefacenti- hanno voluto proibirla indirettamente punendo i commercianti non tanto per l'attività di vendita, ma per il reato di istigazione o induzione al consumo di droghe che sottenderebbe l'attività commerciale. Una strada che si è oggi rivelata impercorribile perché in contrasto con i principi fondamentali del diritto.

Ma le numerose pronunce giudiziarie mettono in luce anche uno degli aspetti più repulsivi dell'attuale politica sulle droghe. Nell'impossibilità di ridurre la domanda e l'offerta di sostanze stupefacenti, ormai certificata da quarant'anni di fallimenti della guerra alla droga che ha dato vita a un ricco mercato nero di cui beneficiano a pieno le peggiori organizzazioni criminali, la repressione si concentra sui piccoli consumatori di cannabis, sostanza infinitamente meno pericolosa di alcool e tabacco. Dal sequestro dei registri di siti di vendita come mariuana.it e Seminali sono scaturite migliaia di perquisizioni e arresti di acquirenti di semi di cannabis. Come già aveva ribadito il Tribunale di Firenze, investito di un caso simile: «La verità che non si vuol vedere è che questi esercizi di rivendita legale di semi per collezione hanno plausibilmente quali unici estimatori proprio coloro che hanno esigenza di fare uso di marijuana rendendosi però indipendenti proprio dal mercato illegale della droga, e facendo così in proprio a livello domestico». In altre parole, punendo condotte di per sé legali e alla luce del sole, il proibizionismo finisce ancora una volta per alimentare le grandi organizzazioni criminali e i loro traffici.

Fino a quando dovremo subire politiche così irrazionali e dannose?

 

Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc


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