Diario di bordo
Milano. Quattro bimbi Rom sottratti ai genitori in visita dalla Romania 
Una storia da non lasciar cadere nel silenzio
26 Ottobre 2012
 

Appello da parte di Nazione Rom e del Gruppo EveryOne all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, al Commissario europeo per i Diritti Umani, alla Commissione europea, all'UNAR, al Sindaco di Milano, ai magistrati e agli assistenti sociali che stanno seguendo un caso dai contorni kafkiani.

 

 

Lo scorso agosto Danut e Liliana Covaciu, giovane coppia di Rom romeni, si sono recati a Milano per visitare alcuni parenti, fra cui la giovane artista Rebecca Covaciu, Premio Unicef 2008 per l'arte e l'intercultura e premio Comune di Milano - Fondazione Adolfo Pini 2011 per la pittura. Avevano con sé i loro quattro bambini: Debora (4), Timotei (8), Samuel (10) e Biancamaria (13). Dopo soli tre giorni di permanenza, la polizia ha sottratto i quattro piccoli, che vengono trasferiti in una comunità. Un'accusa gravissima ha colpito all'inizio Danut e Liliana: riduzione in schiavitù, accusa che prevede da 8 a 20 anni di carcere.

Motivo dell'accusa? Il piccolo Timotei era salito su un autobus, che nel suo paese di origine non aveva mai visto. Il manovratore aveva chiuso le porte ed era ripartito. Preoccupatissimo, il padre aveva chiamato il pronto intervento e Timotei veniva ritrovato quasi subito. Anziché restituirlo alla famiglia, però, gli agenti la raggiungevano e, dopo aver portato Timotei in una comunità, sottraevano ai Covaciu anche gli altri tre bimbi e denunciavano i genitori per "riduzione in schiavitù", affermando che quei bambini erano presenti da anni a Milano e che i genitori li costringevano a mendicare.

Le organizzazioni umanitarie Nazione Rom e Gruppo EveryOne raccoglievano subito prove e testimonianze atte a dimostrare che in realtà i Covaciu si trovavano a Milano da soli tre giorni, per una breve visita, mentre i bambini non erano mai usciti prima dalla Romania, dove Timotei, Samuel e Biancamaria frequentano regolarmente le scuole. «Abbiamo mandato subito lettere alla Procura, al Tribunale dei Minori, al Comune di Milano, dimostrando il grave errore commesso dalle forze dell'ordine. I genitori nel frattempo trovavano frettolosamente un avvocato. I magistrati si rendevano presto conto dell'errore commesso dagli agenti e l'accusa di “riduzione in schiavitù” cadeva».

«A Milano vi sono pregiudizi gravissimi che colpiscono i Rom», spiegano gli attivisti umanitari Roberto Malini e Marcello Zuinisi, «pregiudizi a causa dei quali molte famiglie si sono viste strappare i bambini non per una colpa, ma per la loro povertà e per la mancanza di assistenza sociale che le affligge. Le famiglie non sono quasi mai in grado di fornire all'autorità un recapito valido - essendo senza tetto né soggette a sostegno sociale - e non hanno denaro per affrontare cause penali. Così i provvedimenti diventano definitivi e tanti bimbi Rom sono affidati a famiglie italiane, perdendo contatto con i genitori ed essendo privati ingiustamente delle loro radici e tradizioni».

È uno degli effetti dell'emarginazione e della discriminazione che colpiscono i Rom a Milano. «Le politiche locali di sgombero ed espulsione e la mancanza di importanti progetti umanitari e inclusivi», proseguono i difensori dei diritti umani, «rendono difficile anche mantenere i contatti con le famiglie oggetto di provvedimenti ingiusti o di azioni di allontanamento. Le nostre organizzazioni, con grande sacrificio, hanno aiutato Danut e Liliana a pagare le salatissime spese legali, mentre nessuno degli avvocati contattati ha offerto assistenza pro-bono o umanitaria».

Nonostante l'archiviazione dell'accusa infamante contro i genitori, tuttavia, le autorità non hanno ancora restituito i quattro bambini ai genitori, che da agosto a oggi sono costretti a permanere a Milano, mettendo a repentaglio le loro attività lavorative in Romania e la frequenza scolastica dei loro piccoli figli, che stanno perdendo settimane e settimane di scuola.

«Abbiamo chiesto ai magistrati, ai servizi sociali, ai legali e alle istituzioni milanesi di aiutarci a porre fine a questa situazione kafkiana», concludono gli attivisti, «dove, nonostante siano cadute le accuse contro i genitori, a cui dunque andrebbero restituiti i bambini con le scuse, tutto procede a un ritmo lentissimo. Fino ad oggi, Danut e Liliana non hanno ancora potuto vedere i loro figlioletti, mentre l'autorità prosegue imperterrita in una procedura inspiegabile, che prevede incontri protetti con i bambini in comunità, nuove udienze in tribunale e in mezzo tanto tempo da attendere. Nessuno tiene conto del dolore e dello sconcerto che provano i quattro bambini, strappati dalle braccia dei loro cari e calati in un ambiente sconosciuto. Nessuno tiene conto di quanto è grave far perdere loro tanti giorni di frequenza scolastica in Romania, tanto più che la loro famiglia, poverissima, ha dovuto compiere sacrifici immani per garantire ai bambini di andare a scuola. Nessuno tiene conto dello strazio di Danut e Liliana, annientati dal dolore della separazione e prigionieri nel labirinto burocratico della 'giustizia'. Noi rivolgiamo ancora una volta un appello accorato all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, al Commissario europeo per i Diritti Umani, alla Commissione europea, all'UNAR, al Sindaco di Milano, ai magistrati e agli assistenti sociali affinché ognuno, secondo le sue funzioni, si impegni per porre fine a quest'ingiustizia e restituisca ai piccoli il calore e l'affetto dell'ambiente familiare».

 

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