Oblň cubano
Yoani Sánchez. Anniversario della morte di Laura Pollán 
La vera storia del movimento delle Damas de Blanco
15 Ottobre 2012
 

Di statura piccola, occhi chiari e voce ferma, Laura Pollán è stata per anni uno dei volti più visibili delle Damas de Blanco a Cuba. Maestra di professione e attivista civica per scelta, ha partecipato alla nascita e al consolidamento del più importante gruppo dissidente su cui oggi può contare l’Isola. Questo 14 ottobre si commemora il primo anniversario della sua morte e in molti cercano di ripercorrere la sua eredità e lo stato attuale del movimento che lei ha contribuito a fondare. Da dodici mesi la grande domanda era se questo raggruppamento femminile avrebbe potuto sopravvivere alla morte del suo leader principale, ma l’interrogativo è già stato risolto.

L’attuale portavoce, Berta Soler, ha assicurato a El País che le Damas de Blanco sono cresciute sia per numero che per estensione in tutto il paese. Se al principio le attività organizzate dal gruppo erano circoscritte all’Avana, adesso si estendono anche a Guantánamo, Santiago de Cuba, Matanzas, Holguín, Villa Clara e Pinar del Río. Anche se preferisce non riferire una cifra esatta di donne affiliate, stima che siano oltre 180 in tutta Cuba. Mentre rilascia queste dichiarazioni, Berta si mostra sicura ed energica. Anche per lei questo ultimo anno ha significato un cambiamento importante nella sua vita. Sulle sue spalle adesso ricade una responsabilità che sembra portare volentieri. Ogni volta che ricorda Laura Pollán, lo fa con affetto e rispetto.

Questa domenica, se verrà loro consentito, le Damas de Blanco compieranno un pellegrinaggio speciale intorno alla Chiesa di Santa Rita, in omaggio a Laura Pollán. Dalle prime ore del mattino nella loro sede di calle Neptuno saranno aperte le porte per chiunque voglia recare un saluto o firmare un libro di condoglianze in onore della leader scomparsa. Un altare ornato di bianco è stato posto in un angolo della casa dove ha vissuto e una foto di Laura mentre sorride accoglie intorno a sé mazzi di gladioli.

Dallo scorso venerdì il traffico lungo calle Neptuno, importante arteria della capitale, era stato bloccato. Proprio davanti alla sede delle Damas de Blanco si radunavano sostenitori del governo che dicevano di trovarsi lì “per commemorare il 45° anniversario della morte di Ernesto Guevara e i 53 anni dalla scomparsa di Camilo Cienfuegos”. Nessuna delle persone intervistate ha fatto cenno alle donne vestite di bianco che si potevano vedere attraverso la porta socchiusa dell’appartamento numero 963. Il volume della musica di quella manifestazione era così alto sin dalle prime ore della mattina da infastidire molti vicini. «Io non mi so spiegare perché imbastiscano una simile confusione contro donne disarmate e pacifiche», dichiara un giovane che non vuol dire il suo nome per timore di ritorsioni. Nel frattempo, la conga diffusa dagli altoparlanti continuava ad aumentare di volume in ogni direzione.

 

La vera storia del movimento

 

Quando suo marito fu imprigionato durante la cosiddetta Primavera Nera del 2003, la vita di Laura Pollán subì un cambiamento radicale. Finirono anonimato e routine domestica, per dare spazio agli elogi delle forze democratiche e agli insulti della stampa ufficiale.

L’ultima domenica del marzo 2003 un gruppo di donne vestite con indumenti bianchi presero parte per la prima volta a una messa, celebrata nella parrocchia di Santa Rita, situata nello stupendo quartiere avanero di Miramar. Dopo quell’evento la tranquilla Quinta Avenida si trasformò nello scenario della marcia domenicale di questo gruppo femminile che con il passare degli anni andò crescendo in numero e prestigio. La loro principale richiesta riguardava la scarcerazione dei 75 oppositori condannati a lunghe pene carcerarie. Il governo di Fidel Castro aveva assestato un colpo devastante alla dissidenza e lo aveva giustificato giuridicamente con la Legge 88, nota come “Legge Bavaglio”. Le accuse parlavano di una presunta implicazione dei dissidenti arrestati con piani destabilizzanti provenienti dagli Stati Uniti.

I familiari delle persone arrestate durante quella primavera si videro sommergere dal rifiuto delle istituzioni e dalla diffidenza di vicini e parenti. La costituzione delle Damas de Blanco servì a denunciare l’accaduto, ma anche a rimanere unite per resistere a un clima di rifiuto che la propaganda ufficiale aveva creato intorno a loro. Come in ogni gruppo umano rapidamente cominciarono ad affiorare le leadership e a profilarsi le strategie per raggiungere l’obiettivo della scarcerazione. Laura Pollán fu una delle donne che sin dal principio si mise in evidenza, insieme a nomi come Blanca Reyes, Miriam Leyva e Gisela Delgado. Si faceva notare per la sua voce paziente e misurata, dovuta a una lunga esperienza davanti agli alunni in qualità di maestra. Poco a poco divenne la portavoce principale delle Damas de Blanco e la figura più riconosciuta del movimento a livello internazionale.

Nel 2005 queste donne sempre vestite di bianco furono insignite del Premio Sacharov del Parlamento Europeo, ma il Governo non consentì loro di viaggiare per partecipare alla cerimonia di premiazione. In ogni caso, loro continuarono i pellegrinaggi domenicali, intraprendendo anche altre attività localizzate principalmente nella città dell’Avana. Le sede del gruppo venne fissata in Calle Neptuno, nella umile casa di Laura Pollán. I meeting di ripudio organizzati contro di loro crebbero di numero, così come gli attacchi sui media ufficiali. Non passava mese che non venisse fuori qualche programma televisivo per accusarle di essere “stipendiate dall’impero” o che le classificasse con l’aggressivo epiteto di “Damas de Verde”. L’assassinio della reputazione e la pubblica lapidazione della loro immagine è stato uno dei metodi più usati contro le Damas de Blanco. Laura Pollán fu l’obiettivo prediletto e sistematico di certe diffamazioni.

Tra il 2010 e il 2011 il governo cubano portò a compimento una serie di scarcerazioni, grazie alla mediazione della Chiesa Cattolica e della cancelleria spagnola. Furono liberati i prigionieri della Primavera Nera che erano ancora dietro le sbarre. Molti di loro andarono in esilio in Spagna, mentre pochi decisero di restare a Cuba. Le Damas de Blanco dovettero ridefinire il loro ruolo civico, presentandosi come un movimento in difesa dei diritti umani che oggi va oltre gli scopi iniziali. La sede del movimento è ancora il domicilio di Laura Pollán.

Quando Laura Pollán fu ricoverata d’urgenza in un ospedale avanero, furono in pochi a credere che si trovasse in pericolo di vita. La forza d’animo di questa piccola donna faceva capire che avrebbe recuperato rapidamente. Ma nella notte del 14 ottobre la notizia della sua scomparsa faceva precipitare nello sconforto l’intera comunità dissidente cubana. Anche se il referto medico assicurava che la causa della morte era stata un’insufficienza respiratoria, persistono ancora molti dubbi intorno al decesso dell’attivista. Quando morì, aveva potuto godere la compagnia di suo marito solo per otto mesi, dopo che quest’ultimo era stato incarcerato per oltre sette anni.

 

Un anno dopo

 

Il movimento femminile e pacifico che Laura Pollán contribuì a far nascere e a consolidare mostra segni di trasformazione e crescita. Non pare probabile che il Governo cubano possa sradicare le Damas de Blanco con atti di ripudio, diffamazioni e arresti temporanei. Al tempo stesso non sembra vicino il giorno in cui verranno riconosciute e permetteranno loro di associarsi legalmente. Secondo quanto ha dichiarato Berta Soler a El País, «adesso la repressione è più grande e più forte». E quelle parole le ha pronunciate proprio nella sala dove fino a poco più di un anno fa Laura Pollán sedeva, parlava, rilasciava dichiarazioni alla stampa… viveva.

 

Yoani Sánchez

(da El País, 14 ottobre 2012)

Traduzione di Gordiano Lupi

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